Un soffio caldo e piacevole di africa equatoriale ci accoglie appena arrivati all’aeroporto di Mombasa.
Dalle temperature fredde di un’italia ancora invernale siamo sbucati in un kenya lussureggiante e profumato.
Da qui passiamo in tanzania, e siamo ad arush dove sostiamo una notte prima di partire per il nostro tour.
Facciamo una breve sosta al colorato mercato locale, poi, i soliti gianna, giacinto ed io, con l’aggiunta della simpatica coppia silvana e franco, a bordo di un fuoristrada guidata da carlos, un ingegnere che si dimostrerà una guida capacissima ed esperta, iniziamo il giro che ci porterà dinanzi ai più appassionanti spettacoli naturali dell’africa.
Attraversiamo una regione abitata dai masai, popolazione di fierissimi pastori nomadi, alti ed atletici, i quali rappresentano più di ogni altra etnia l’immagine dell’africa primitiva e libera dove uomini ed animali si contendono l’immensità della savana.
Con il loro corollario di ornamenti e rituali, i masai attirano la nostra curiosità. L’esplosivo gioco cromatico dei loro strabordanti collari, i singolari monili che deformano le orecchie, i colori degli indumenti e la fiera eleganza dei giovani guerrieri dalle lunghe chiome trasformate in centinaia di treccine.
Inoltrandosi verso i parchi il territorio assume caratteristiche diverse.
Piantagioni di thè e caffè si alternano a distese di foreste che danno splendidi legni pregiati dai colori rossastri e venature che paiono ghirigori.
Superiamo il lake manyara e saliamo le pendici di un antico vulcano per raggiungere il ngorongoro National park, parco unico per ambiente e ricchezza, profondo e verdissimo cratere che ci appare con una vista indimenticabile dall’alto del suo bordo immerso nella foresta.
Superata una colonia di babbuini, scendiamo sul fondo del cratere, calandoci in un mondo primitivo ed intatto.
Sembra di essere in un immenso zoo dove gli animali convivono con le loro leggi spesso crudeli.
Il ngorongoro park posto su un’altopiano a 2550 mt. Altro non è che il cratere di un immenso vulcano spento da ere lontane.
Largo
Inoltrandosi all’interno, il parco si affolla di animali. Lo sguardo spazia su mandire di bufali, zebre vaganti, elegantissime gazzelle e folti branchi di gnu.
Più avanti due maschi di gazzella di thomson lottano per la supremazia.
Appollaiata su sasso vediamo un’aquila pescatrice. Nidifica tra i rami delle acacie.
Tutt’intorno uccelli di varie specie, cicogne, faraone splendide gru coronate, enormi struzzi e i bellissimi aironi cinerini.
Proseguendo nel nostro giro, carlos ci porta alla hippo pool, la piscina degli ippopotami, una grande pozza d’acqua molto amata dai bestioni nuotatori che si lasciano ammirare nelle loro evoluzioni acquatiche, mentre sguazzano immersi nell’acqua, con le sole orecchie e narici che emergono.
Erbivoro notturno, l’ippopotamo trascorre gran arte del giorno nel fresco delle pozze circondato da numerosi uccelli che si cibano dei parassiti annidati nelle pieghe della sua pelle.
Gli ippopotami sono animali socievoli e vivono in gruppo.
Nonostante la loro apparenza tranquilla possono essere molto pericolosi.
Raggiungiamo il lago popolato da migliaia di fenicotteri, aironi e uccelli di varie specie.
Bastano pochi minuti e ci troviamo di fronte un’elefante, poi zebre e ancora mandrie di gnu.
Qui sul bordo di questo incantevole laghetto ci fermiamo per il pranzo.
Lontano, nella savana il rinoceronte. Ci avviciniamo per ammirare l’animale più raro dell’africa. A causa del suo corno il rinoceronte è l’animale più ricercato dai bracconieri e rischia l’estinzione. E’ un animale solitario. Quello che incontriamo è un grosso maschio che stadelimitando il suo territorio.
La giornata vola velocissima tra vari avvistamenti, in questo paradiso degli animali.
Ci guardiamo attorno. Tutti abbiamo la sensazione di essere nella valle dell’eden.
Improvvisamente ci troviamo di fronte una coppia di leoni, i quali incuranti della nostra presenza continuano le loro effusioni.
Questa sarà una giornata davvero indimenticabile.
La mattina siamo di nuovo in marcia ci dirigiamo verso gli spazi immensi del serengeti.
In lontananza il Kilimangiaro.
La jeep rulla su una pista rossa e polverosa, mentre la luce del giorno illumina i villaggi masai e il cielo si tinge di arancio e di rosa regalandoci i colori e le immagini sognate leggendo verdi colline di africa.
Il paesaggio sembra una immensa tela di un pittore, dove i verdi cupi delle colline, i grigi sfumati dei vulcani spenti, i beige giallastri delle savane e i grigioverdi delle acacie, si intrecciano ai toni rugginosi della terra e ai rossi accesi delle tuniche dei masai che alti e fieri sorridono poco e ci guardano con distacco, si considerano rappresentanti di un’aristocrazia.
Ad un tratto, di fianco a noi appare una giraffa. Sta correndo con grandi balzi eleganti
Libera nella savana. Sembra una mannequin che sfila con un abito a macchie di leopardo.
Ancora pochi km ed arriviamo alle gole di olduvai, dove l’antropologo leale identificò le impronti fossili degli uomini che abitarono questa terra circa 4 milioni di anni fa.
Proseguendo nella savana incontriamo uno storno di avvoltoi che sta banchettando tra le carcasse.
Poco distanti coleotteri trasportano palline di sterco nel loro nido,
il piccolo gnu ha perso la madre. Senza la sua protezione morirà vittima dei predatori. Sono cicli crudeli della savana, la selezione naturale.
Improvvisamente un forte rumore. Incantati, assistiamo ad un fenomeno naturale impressionante, quasi un apocalisse zoologica.
Si tratta della migrazione degli erbivori che con il cambio della stagione, trasmigrano in aree più verdi.
Intorno a noi la savana si trasforma in un’unica mandria brulicante che in corsa raggiunge la lunga colonna già in marcia. Uno spettacolo grandioso.
Avvistiamo 2 piccoli dik dik. Non superano i
Attraversiamo un guado e ritroviamo l’interminabile colonna degli erbivori in marcia verso il serengeti.
All’ingresso del parco serengeti c’è una colonia di marabù. Questi grandi uccelli della famiglia delle cicogne vengono chiamati spazzini della savana per la loro abitudine di ripulire le carcasse degli animali.
Incontriamo delle piccole manguste, cacciatrici di serpenti, giraffe e maschi di impala.
Finalmente avvistiamo una grande famiglia di leoni che riposano dopo un lauto pasto.
Simba il re degli animali vive in branchi composti da 2 o 3 maschi e dalle loro femmine con tutti i loro piccoli.
I leoni passano la maggior parte del tempo distesi al sole sonnacchiosi e totalmente indifferenti a ciò che accade intorno a loro. Dall’aspetto incredibilmente docile, il leone è in realtà una perfetta macchina per uccidere.
A cacciare sono solitamente le femmine mentre i maschi provvedono a difendere il territorio. Le leonesse cacciano in gruppo solitamente di notte o all’alba. La preda viene uccisa con un colpo di artigli alla gola.
Vediamo i piccoli giocare con la mamma e rotolarsi a terra.
Poco distante, i maschi dormono spiattellati a terra.
E per i più piccini, dopo i giochi, la poppata.
E di nuovo facoceri, branchi di impala e a conclusione di una giornata piena ed entusiasmante, appollaiate sui rami di un ‘acacia due civette.
Quando arriva l’autista è ancora buio. La notte, la savana palpita di voci e di rumori di uccelli insonni e di animali che si spostano per andare ad abbeverarsi. I fruscii e i palpiti di un mondo magico non fanno che aggiungere emozione all’emozione.
Ed ecco lo sciacallo, i gattopardi e intorno a noi la presenza inquietante di 5 leonesse.
Siamo fermi nel buio della notte chiuse all’interno dell’auto, mentre le 5 leonesse si aggirano intorno a noi. L’unico rumore che sentiamo è quello del battito veloce del nostro cuore. Sentire il ruggito del leone a caccia, nel cuore della notte incute molto timore.
E’ l’alba quando arriviamo nella radura da cui decollano le mongolfiere.
Assistiamo alla elaborata preparazione del pallone poi ci infiliamo nei canestri e finalmente inizia il volo.
Vedere gli animali dall’alto di una mongolfiera è un’esperienza eccezionale assolutamente indimenticabile. È fantastico fluttuare silenziosamente sopra la savana con ritmo lento, dolce e altalenante.
Qui il paesaggio è ancora quello della creazione del mondo.
Intatto, genuino, spettacolare. questa è natura vera, un autentico ed appassionante mix di territori – odori – colori – savana – collina – foresta.
Quello che vediamo è ciò che ognuno di noi costruisce con la fantasia quando la mente in caccia di evasione corre via lontano dalla routine quotidiana. E’ la terra degli spazi senza limiti dove le sagome lontane delle colline incorniciano oceani di savana giallastra punteggiata da rari alberi cullati da un vento caldo e secco.
Dopo un’ora e ½ di volo scendiamo nella radura dove come nell’africa coloniale descritta da Karen Blixen nella “mia africa” i boy in divisa bianca ci servono la colazione a base di champagne.
Con carlos ricomincia il nostro giro di ricognizione nella savana. Incontriamo un topi una grossa antilope e poi giraffe belle e leggiadre.
E finalmente loro i ghepardi. Bellissimi, snelli, agilissimi e minacciosi. Quelle che abbiamo di fronte sono due femmine, madre e figlia.
Questo splendido animale può raggiungere la velocità di
Più avanti ritroviamo le leonesse. Hanno fatto buona caccia. Con questa zebra loro e i loro piccoli hanno il cibo assicurato per alcuni giorni.
Inoltrandosi il parco si affolla di animali. Incontriamo un grande branco di elefanti in marcia.
Si aggirano in un boschetto mangiando i germogli degli alberi.
Le femmine sorvegliano attentamente i loro piccoli. I più piccoli durante la marcia camminano tra le zampe della madre che li segue amorosamente.
Questo grosso maschio dalle lunghe zanne controlla il branco.
Ci fermiamo per il pranzo tra gli spazi immensi del serengeti park. Che in lingua masai significa pianura senza fine. Sui suoi pianori erbosi, attraversati da corsi d’acqua si incontrano tutte le principali specie animali presenti in tanzania.
Ci si trova in mezzo ad un’estensione di 15.000 km2, dove leoni, elefanti, zebre, gnu, facoceri, giraffe, bufali e altri animali vivono in branchi numerosissimi.
Proseguiamo, in questo paesaggio senza confini, qua e la cosparso di formazioni rocciose, cespugli, termitai, acacie leggiadre e sulle rocce pitture rupestri..
Di nuovo col nostro obiettivo catturiamo altre giraffe tra il verde della vegetazione,.
Manca solo lui. Il leopardo.
E finalmente eccolo. La fiera viene fuori da un cespuglio, con passo felpato percorre una ventina di metri e poi libera, si inoltre nella foresta.
Il leopardo, solitario e scontroso, è molto difficile da vedere. Si tratta di un animale notturno e trascorre la giornata nascosto tra i rami degli alberi.
Di nuovo una coppia di leoni. Deve essere la stagione degli amori. I leoni si accoppiano fino a 200 volte al giorno, ma sempre per pochi secondi.
Poco più avanti un gruppo di iene sta finendo il pasto. Uno sciacallo si aggira a rispettosa distanza in attesa della sua parte. scene come queste si ripetono ogni giorno in questi parchi, il ciclo vitale si rinnova continuamente, solo così si riesce a mantenere l’esatto equilibrio tra le varie specie di animali,
superato il villaggio entriamo nel territorio nel manyara National park.
Qui i babbuini e i facoceri convivono nella radura. I babbuini alla ricerca dio insetti, mentre i facoceri brucano l’erba,
fenicotteri, pellicani, si alternano a gnu, alle scimmie e ai umerosi elefanti.
Incontriamo una famiglia di simpatici cercopitechi.
Disteso ia piedi di una scarpata della rift valley, la lunga spaventosa spaccatura della crosta terrestre che dal mozambico sale fino al fiume giordano attraversando quasi una falda d’africa, il manyara National park e caratterizzato da una vegetazione rigogliosa.
Foreste, pianure, savane e infine il grande lago di soda.
Qui guardando questi elefanti termina il nostro safari. Ora possiamo dire che l’africa è un sogno e il mal d’africa una realtà
Andiamo di nuovo in kenya.
A Mombasa prima di andare a malindi a rosolarci al sole, facciamo una tappa al ristorante il tamarind.
Sdraiati sulla sabbia bianca, sotto le palme di cocco della spiaggia di malindi, si rischia di arenarsi tra il torpore provocato dal clima tropicale e le nuotate in piscina alla ricerca di refrigerio. Il luogo sembra disegnato per arrendersi alla pigrizia.
Lungo la spiaggia i ragazzi malindini offrono i mille oggetti dell’artigianato locale.
La lunga bianchissima spiaggia di silver sand davanti all’albergo in certi momenti della giornata si riduce a un nastro sottile mangiata dall’alta marea.
Qui si perde facilmente la cognizione del tempo, tra brezza d’oceano e profumo di frangipani, illudendosi che il sogno e la vacanza non finiscano mai.
Al campo di calcio dove ci rechiamo a vedere la partita con beatrice e gilani veniamo accolti con grande entusiasmo.
Eccoci in una bellissima baia di watamu con i caratteristici scogli d ove vanno ad infrangersi le onde così che il tratto di mare fra essi e la bianchissima spiaggia di corallo diventa un’immensa piscina di limpida e calda acqua colore smeraldo.
Qui su questa costa bellissima, con una barriera corallina intatta popolata di pesci
In technicolor con tratti selvaggi e angoli paradisiaci trascorriamo il nostro ultimo giorno di vacanza.
Al ritorno si fa sosta a gedi per visitare le rovine do questa città di origine araba – swahili del XIII secolo.
Il sito piuttosto vasto è verde e lussureggiante con molti alberi di baobab e scimmie urlanti.
Gki edifici sono stati costruiti in pietra di corallo.
Torniamo a casa con negli occhi e nel cuore questa terra infinita e dolcissima.
Anche noi siamo cadute vittima del morbo. Il mal d’africa.