PERU’ – BOLIVIA – CILE
PERU’
Ci troviamo nel centro di LIMA, capitale del Perù fondata nel 1535 dal conquistatore Francesco Pizarro.
Dominata dalla cattedrale in stile barocco la p.za d’armi e le strade che la circondano costituiscono ancora oggi il cuore della città.
Per 2 secoli Lima fu la capitale religiosa commerciale e politica di un impero immenso retto nel nome dei sovrani di Spagna da un vicerè.
L’architettura del centro storico testimonia quale fu la sua potenza coloniale malgrado i danni causati dai numerosi terremoti.
Attorno alla celebra piazza si eleva il palazzo dell’arcivescovado coi suoi famosi balconi in legno traforato.
Sull’altro lato c’è il palazzo del governo.
Quest’ultimo è stato costruito sul luogo dove sorgeva la casa di Francesco Pizarro che fu assassinato qui nel 1541.
Il fiore all’occhiello dell’architettura coloniale è il monastero di s.Francesco.
Costruito nel 1546 fu seriamente danneggiato da un sisma e ricostruito.
Il Monastero è sopravvissuto ai terremoti grazie alla presenza nelle fondamenta delle catacombe che fungevano da cimitero per la città.
Più di 70.000 scheletri vi riposano sistemati in fosse profonde parecchi metri.
La sera, ci rechiamo a festeggiare l’onomastico di Giacinto e il compleanno di
La storia della civiltà peruviana è una delle più ricche del mondo.
Essa ci ha lasciato attraverso i millenni tracce che ritroviamo al Museo archeologico.
Per riassumere la storia archeologica peruviana si distinguono 3 grandi epoche.
La 1° inizia 1300 anni prima di Cristo ed è segnata da una tra le culture più dinamiche i Chavin.
La 2° è situata tra il
Il 3° periodo dal 1250 al 1450 è caratterizzato dalla dominazione dei Chimu che vennero scalzati dagli Incas a Metà del 15° secolo.
PACHACAMAC, a
Con il suo famoso tempio del sole, Pachacamac fu un centro religioso della civiltà Ica-Nasca, fin dal 200 d.p.
Gli invasori inca lo conservarono e lo ampliarono prima che venisse depredato dagli spagnoli nel 1523.
Un breve volo ci porta ad AREQUIPA
Questa città protetta dai vulcani è la 2° in ordine di grandezza ed è soleggiata per 300 gg. all’anno.
Fondata nel 1540 dagli spagnoli è ritenuta un importante centro culturale del Perù.
La cattedrale domina
Ci rechiamo a visitare la chiesa de la compania, una delle più vecchie di Arequipa nota per la sua facciata riccamente decorata.
Al suo interno l’altare di cedro è interamente ricoperto di lamine d’oro a 18 karati.
Ma Il vero tesoro di arequipa è il convento di s. Catalina. Vera città nella città si sviluppa per più di 20 km2.
Fondato nel 1580 da una giovane vedova molto ricca, accolse nel suo chiostro fino a 500 religiose tutte figlie di ricche famiglie spagnole che dovevano portare una ricca dote al convento.
Le ragazze però non rispettavano i voti di silenzio e povertà. Esse mangiavano in vasellame di porcellana e d’argento, avevano i loro servi, e conducevano una vita quasi normale.
Nel sud orientale del Perù, immersa nella catena delle ande è ubicata la città di Cusco, culla della cultura andina.
A nord di Cusco, sopra una collina che domina la città, sorge il più grande complesso della capitale dell’impero incaico:
Sacsayuaman la casa reale del sole.
Vi si accede attraverso l’Inti punko, la porta che interrompe la muraglia orientale.
Dietro di essa sorgono i ciclopici muri che resero immortali i suoi costruttori.
Giganteschi affioramenti di roccia caratterizzano Qenko che significa labirinto. Qui gli incas ricavarono un osservatorio astronomico denominato Inti Huatana.
Le acque cristalline di tambo machay scaturiscono dalle viscere della Pacha Mama o madre terra, mantenendos viva la memoria di tutta la civiltà che si forgiò nel cuore delle Ande.
Assistiamo a un rito propiziatorio alla pacha mama.
Fu nel 1533 che i conquistatori scoprirono una città che accoglieva 15.000 persone fra nobili, preti e servitori:
era la capitale dell’impero Incas.
Cusco fu l’opera maestra della colonizzazione. In nessun altro luogo il conquistatore spagnolo sentì così forte lo stimolo della sua capacità creativa.
La piazza d’armi di questa città fu palcoscenico di grandi eventi storici come ad esempio l’esecuzione dell’Inca Tupac Amaru 2°.
Gli spagnoli impressionati dallo splendore della città costruirono i loro edifici sulle indistruttibili fondamenta Incas.
Oggi il fascino di questa città è dovuto proprio a questo dualismo di cultura.
La fusione delle 2 culture viene in evidenza nella chiesa di s. domingo. Essa fu edificata sulle fondamenta del Coricancha dove sorgevano i celebri templi del sole e della Luna, i più importanti luoghi di culto dell’impero Inca.
Fu l’Inca pachatucec che fece di cusco durante la 2° metà del 15à secolo una brillante capitale dell’impero.
La valle dell’Urubamba a una trentina di km. da Cusco si estende lungo tutto il rio Urubamba, fiume ritenuto sacro.
Per raggiungere l’altra estremità della valle bisogna servirsi del treno, che, come spesso accade in Perù affronta un itinerario difficile fra le montagne.
E’ anche l’unico mezzo per la scoperta di un luogo dall’accesso difficile, uno dei più stupefacenti del mondo, annidato nel cuore delle montagne: Macchu Picchu.
Dalla porte del sole arrivano i portatori indios.
Ai tempi dell’impero incas i viaggiatori provenienti da cusco entravano obbligatoriamente da questo ingresso di controllo.
Sopra la grande piazza si innalza imponente il Huayna picchu.
Nel 1911 lo storico americano bingham, mentre effettuava una spedizione alla ricerca di Vilcabamba, l’ultima capitale degli incas rifugiatisi nella giungla, scoprì questo luogo a 2400 mt. Di altezza.
Abbagliato descrisse:
abbiamo scoperto case, decine di edifici, templi, palazzi, mai avevo visto dei muri così ben costruiti, dei monoliti così ben tagliati.
E’ il più grande capolavoro degli incas.
Gli spagno0li non avevano mai scoperto questa incredibile città costruita sulla montagna che le ha dato il nome. Macchu Picchu che in lingua kechua significa il vecchio picco.
Che tipo di agglomerato vi era qui? Chi vi abitava? Il mistero di questa città che secondo gli archeologi fu costruita, abitata e abbandonata nello spazio di 100 anni è inesplicabile.
Qui, davanti a questo altare avvenivano e avvengono tuttora, come possiamo vedere, i riti propiziatori alla Pacha mama la madre terra.
Ci vuole un’ora di duro cammino per salire sulla sommità dell’huayna picchu. Arriviamo stanchi ma soddisfatti dalla vista delle rovine della città da questa posizione dominante.
Affascinanti, queste montagne sono l’emblema del Perù. Una favolosa eredità culturale, civiltà che sfidano i millenni in un paese alonato di magia e di mistero.
Agua Caliente, costruita ai piedi di Macchu Picchu è un piccolo borgo i cui abitanti vivono essenzialmente vicino alla ferrovia.
Sull’accidentata montagna che si eleva dietro il paese di PISAC sono ubicate diverse costruzioni che costituiscono il gruppi archeologico di pisac.
Sulla cima della collina, vicino al gruppo superiore delle terrazze sono situati i torrioni di vigilanza.
Pisac, che significa pernice è costituita da un gruppo di recinti che formano un semicerchio.
Secondo gli studiosi questo complesso fu destinato alle abitazioni dell’elite pisegna.
Nella parte centrale del complesso è ubicato il gruppo più importante ed enigmatico. Il quartiere Inti Huatana.
Qui si trovano gli edifici più importanti. Il nome del quartiere è dovuto all’Inti huatana l’oorologio solare che i saggi incas utilizzavano per le osservazioni astronomiche.
L’inti huatana si trova all’interno del tempio del sole.
Accanto al tempio del sole si erge il Dechilla, la luna, di forma rettangolare.
Nel quartiere dell’inti huatana sono situati altri templi, come il fulmine e l’arcobaleno.
Il nuovo villaggio di Pisac fu costruito sulla zona agricola del Pisac incaico. Oggi è il paese più pittoresco di tutta la valle.
La domenica la piazza principale diventa ancora più affollata dopo la messa, quando la comunità dei fedeli lascia la chiesa c on una pittoresca processione guidata dal sindaco.
Sempre la domenica ha luogo il mercato più rinomato e colorato della valle.
Per lo più sono le donne che vendono i prodotti dell’artigianato e alimentari.
Nei mercati si trova di tutto: dal mais alle foglie di coca.
A nord-est di Cusco si incontra una bella e sorprendente valle.
E’ la valle sacra degli incas.
Sono le acque del fiume vilcabamba che irrigano i fertili terreni coltivati da tempo immemorabile.
Questa valle raccoglie numerosi siti archeologici e qualche piccolo villaggio.
OLLANTAYTAMBO è una fortezza costruita nel periodo di maggiore sviluppo dell’impero inca. In posizione strategica, permetteva di controllare l’imbocco della valle sacra. Proprio qui ebbe luogo l’ultima battaglia che vide prevalere gli spagnoli su Manco Capac 2° nel 1534.
Ci volle il colossale lavoro di migliaia di uomini per trasportare queste pietre pesanti parecchie tonnellate e per costruire queste imponenti torri di vedetta.
La nostra guida ci informa che in questo luogo vengono a caricarsi coloro che praticano la new age perché pare che qui si concentri una grande massa di energia.
A CHINCHERO ci rechiamo nella piazza principale dove la domenica si incontrano gli indios nei tradizionali costumi per i loro baratti.
Il panorama che si ammira sulla strada che ci riporta a Cusco è splendido.
Una maestosa e innevata cordigliera delle Ande fa da cornice ad una puna collinosa costellata di laghetti.
Lasciamo questa meravigliosa e coinvolgente valle con la visione di uno straordinario tramonto sulla catena andina.
Da Cusco ci trasferiamo a PUNO al confine con
Questa regione di altopiani, situata a più di 3800 mt. Di altitudine si trova nel cuore della cordigliera reale delle Ande.
I suoi abitanti, gli indios, sono abituati al clima rude. Praticano soprattutto l’allevamento e coltivano alcuni cereali, principalmente la qignua che sono la base della loro alimentazione.
Qui la lingua degli indios è il kechua, la lingua ancestrale degli incas.
Ci troviamo sulle sponde del lago Umayo a 4000 mt. Uno dei luoghi privilegiati dell’altopiano.
Su una delle sue penisole si trovano le famose chullas di Sillustani. Queste strane torri funerarie, tra cui la più imponente misura 12 mt. Di altezza, datano dal 1200.
Un po’ prima dell’arrivo degli incas contenevano fino a una decina di mummie, quelle dei nobili del popolo Cola discendente dalla civiltà Thiaunaco.
La maggior parte dei villaggi andini è abitata dagli indios kechua, mentre gli altopiani del sud sono popolati dagli Aimara.
Vinti prima dagli Incas, questi ultimi hanno subito la colonizzazione degli spagnoli di cui hanno adottato sia i metdi iin campo agricolo, sia il cristianesimo di cui sono ferventi praticanti.
E’ lontano il tempo in cui gli Aimara credevano che il Dio Viracocha, a tutti gli effetti il 1° sovrano inca che creò l’impero, fosse uscito dalle acque per creare il mondo.
Queste acque sono quelle del leggendario lago Titicaca.
Diviso tra il perù e la bolivia, il lago Titicaca è il più alto lago navigabile del mondo, e conta una quarantina di isole.
Le più caratteristiche: le isole abitate dagli Uros.
Le famiglie di pescatori che vivono su queste isole sono in realtà i discendenti di un popolo oggi scomparso.
Il turismo è la loro principale fonte di guadagno e permette loro di conservare uno stile di vita ancestrale.
La canna è sempre la materia prima, utilizzata per costruire le case e le loro barche da pesca.
Puno, la città faro peruviana, sulle rive del lago titicaca, fu una delle città più prospere durante la colonizzazione, deve il suo sviluppo allo sfruttamento delle vicine miniere d’argento.
Ai nostri giorni Puno, è, coi suoi 60.000 abitanti il principale agglomerato dell’altipiano. A Puno termina il n ostro soggiorno in territorio peruviano.
BOLIVIA
Da qui dopo aver attraversato ilo confine con la bolivia, saremo a Copocabana dove visiteremo la più famosa isola del lago titicaca: L’Isola del sole.
THIAUANACO, situata sull’altopiano a
In realtà si sa molto poco del popolo che oltre 1000 anni fa costruì il grande sito cerimoniale di thiauanaco.
In generale gli archeologi concordano sul fatto che la civiltà che diede origine a Thiuanaco sorse attorno al
I tesori di Tiahuanaco sono stati letteralmente sparsi nei 4 angoli della terra.
L’oro fu Saccheggiato dagli spagnoli. Alcuni reperti giunsero ai musei europei, atri furono distrutti dai fanatici religiosi, altri ancora utilizzati per la costruzione di altri edifici.
Per fortuna una parte di questo tesoro si è salvata. Alcune delle stratue antropomorfe più grani sono state lasciate sul posto e qui possiamo ammirare ancora oggi il monolito denominato EL FRAILE e
Con oltre un milione di abitanti, più della metà dei quali di stirpe india,
La bolivia è lo stato più povero del sud America. La sua economia è basata principalmente sulla produzione e raffinazione della coca che viene esportata in tutto il mondo.
Particolarmente interessante si rivela il mercato della stregoneria che nonostante il nome misterioso è costituito da semplici bancarelle.
E’ qui che si manifesta pienamente l’antica credenza india negli spiriti.
Heidi, la nostra guida, ci spiega il significato delle cose esposte.
I feti di lama essiccati, murati nelle fondamenta di una casa portano a chi vi abita una grandissima fortuna.
Strani feticci proteggono dagli spiriti maligni o dai cattivi vicini, o fanno semplicemente trovare un marito ricco, altri portano fortuna nei viaggi e per finire c’è quello che fa trovare l’amore.
Dal profano passiamo al sacro e visitiamo la chiesa di s.francesco in stile meticcio di cui questa chiesa è uno splendido esempio.
Sulla piazza antistante si erge il monumento a Simon Bolivar uno dei liberatori della Bolivia.
E’ stato il re spagnolo ad imporre nel 18° secolo il caratteristico abbigliamento che molte donne boliviane portano tuttora, mentre la consuetudine di pettinare i capelli in 2 lunghe trecce con la riga in mezzo, è il risultato di un decreto del vicerè di Toledo.
Questo insieme caratteristico, colorato e pratico è diventato l’immagine rappresentativa della Bolivia.
L’elemento che si nota di più, nell’abbigliamento tradizionale Aymara è la bombetta scura, che parrebbe è più adatta ad una via londinese.
Sta di fatto che è davvero difficile trovare una donna che non porti questo copricapo.
La gonna corta consiste in diversi strati di stoffa sovrapposti che tendono a fare apparire quasi tutte le donne in sovrappeso.
Siamo a SUCRE dove fu proclamata l’0ndipendenza boliviana.
Interessante la scultura in legno di 2 mt. Raffigurante la testa di Simon Bolivar.
Dalla Recoleta si gode di una bella vista sulla città e sui tetti della bianca chiesa di s.filippo Neri. Sul tetto di questo convento sono situate belle terrazze panoramiche dove i monaci venivano a meditare.
La ragione principale per cui si visita Tarabuco è il suo coloratissimo mercato.
Ma più che le mercanzie esposte attirano la nostra attenzione i pittoreschi costumi dei campesinos della zona. Gli uomini portano cappelli di cuoio creati sul modello di quelli dei conquistadores, pantaloni al ginocchio e poncho striati.
Le donne indossano cappelli col pennacchio e abiti artigianali con eleganti motivi geometrici.
Al tramonto siamo a Potosì. Oggi si svolge la festa di s.bartolomeè che qui viene chiamata Chu’tillos. Questa festa assai vivace è caratterizzata da processioni, sfilate in costumi tradizionali e danze folkloristiche di gruppi provenienti da tutto il sud america.
Qui la vita è molto dura.
L’economia si basa principalmente sulle miniere, la riforma economica che ha creato le cooperative l’ha resa ancora più difficile. ai minatori mancano i mezzi per l’acquisto di macchinari per cui tutto il lavoro viene fatto a mano con l’ausilio di esplosivi e attrezzi che essi devono acquistare personalmente, comprese le lampade di acetilene utilizzate per la rilevazione del letale monossido di carbonio e quindi indispensabile per la sopravvivenza.
Ad una altitudine di 4090 mt. Potosì è la città più alta del mondo. La città venne fondata dagli spagnoli nel
Nel 700 la città era la più grande e ricca del Sud America. L’argento di Potosì servì a finanziare l’economia spagnola, nonché le stravaganze della sua monarchia per oltre 2 secoli.
Nessuno sa con certezza quanto argento sia stato estratto dal cerro rico in questi 4 secoli, ma una leggenda dice che si sarebbe potuto costruire un ponte tanto lungo da collegare Potosì con
I minatori si preparano alla giornata di lavoro masticando foglie di coca per diverse ore. Nella miniera lavorano anche le donne e i bambini cominciano all’età di 9 anni. Nessuno varca la soglia dei 40 anni.
Nelle minire ii minerali vengono estratti con attrezzi primitivi e le temperature del sottosuolo variano da diversi gradi sotto zero, a + 45 soffocanti gradi.
Tali erano lke ricchezze della Potosì coloniale che a quell’epoca vennero erette oltre 80 chiese. La più singolare è la chiesa di s.Lorenzo.
La sua facciata mostra eleganti decorazioni stilizzate, di fiori e rampicanti e una raffigurazione erotica meticcia di una ninfa.
Il cortile d’ingresso della Casa Real del
Molto interessante è soprattutto l’antica pressa da conio. La macchina di legno fabbricò per più di 300 anni tutte le monete del viceregno di Lima.
Il tragitto che ci aspetta ora è il più duro.
Per arrivare al confine col Cile dovremo percorrere
Pablo in questo percorso ci farà da autista, guida e anche cuoco.
Qui n on esisstono alberghi, perciò oltre ai disagi derivanti dal clima e dall’altitudine dovremo accettare la scomodità degli alloggi dormendo nelle case dei campesinos e preparandoci i pasti.
La strada verso il deserto di sale di Uyuni che dovremo attraversare prima di arrivare in Cile è polverosa e piena di insidie.
Attorno ci circondano rocce di lava dall’aspetto lunare.
Incontriamo un gruppo di lama. Animale con sorprendenti capacità di adattarsi al freddo, al deserto e all’altitudine è parte integrante dell’altopiano boliviano fin dai tempi delle tribù antiche.
Fornisce carne che viene essiccata al sole, lana per fabbricare coperte, vestiti, corde e sacchi, viene utilizzato come animale da carico e dimostra una grande resistenza.
Mentre attraversiamo i villaggi troviamo gruppi di bambini che ci salutano festosi.
Il ritmo della vita è molto tranquillo nei paesini dell’altopiano boliviano.
Nell’area delle ande boliviane 1 milione di persone non ha luce né acqua potabile e ciò è causa di gravi malattie diffuse sopratutto tra i bambini piccoli.
La pista ci porta ad attraversare alcuni guadi, arrampicarci sulle montagne, percorrere immense vallate.
Non deve essere facile la vita in questi paesi.
L’acqua è poca e imbevibile, la luce elettrica c’è solo 2 ore al giorno dalle 7 alle 9 di sera e c’è molta povertà.
Al tramonto arriviamo ad Uyuni, città nota per essere la più fredda della Bolivia.
Stiamo entrando nel sala di Uyuni, un deserto di sale grande 12000 km2 nell’altopiano meridionale della Bolivia.
Secondo recenti teorie geologiche, questa parte dell’altopiano era completamente sommersa dall’acqua. Ma stiamo parlando di decine di migliaia di anni fa.
I depositi di sale, dai riflessi accecanti, sono arrivati invece dalle montagne circostanti e in migliaia di anni si sono depositati nella valle.
Questo deserto di sale potrebbe garantire la produzione di un milione di tonnellate di sale, ma gli unici che sfruttano l’immenso deposito, sono i pochi abitanti del villaggio di Cochani.
Con i loro rudimentali attrezzi, raffinano 20.000 tonnellate di sale ogni anno.
Lo strato di sale è spesso circa
Dopo aver percorso una cinquantina di km. da uyuni arriviamo all’albergo, costruito interamente con mattoni di sale. Offre tutte le comodità e le stanze sono sempre prenotate.
Anche l’arredamento è interamente costruito col sale.
Percorriamo ancora decine di km. nel bianco assoluto, siamo affascinati e stupiti dall’ambiente che ci circonda.
Dopo qualche ora da lontano intravediamo l’isola Pescado chiamata così perché appare come un miraggio proprio simile ad un grande pesce adagiato sul sale.
Questo scoglio nel deserto è completamente ricoperto da cactus giganti protetti da un’efficace corazza spinosa, capaci di sopravvivere in mezzo al sale con le poche gocce di pioggia che cadono da queste parti. Le rocce sembrano di corallo.
Di nuovo sulle strade dell’altopiano, attraverso un percorso sempre insidioso, ma affascinante.
Per molti km. la pista non è battuta. Qui le Ande superano i 6000 mt. Di altezza., si vede il fumo uscire dai vulcani, e le grandi vallate sono battute da venti di forza straordinaria. Ci inerpichiamo a 4000 mt. Di quota.
Il fiato si fa sempre più corto, fa freddo e c’è sempre più vento.
Siamo stanchi, ma vale la pena di affrontare questi disagi per poter ammirare paesaggi come questo.
Finalmente arriviamo alla laguna kaniapa e poco dopo a breve distanza alla laguna Hedionda entrambe popolate da fenicotteri andini.
Le rocce di questa pianura a 5300 mt. Di quota vengono chiamate bosco di pietra perché da lontano sembrano alberi.
Siamo di nuovo in marcia.
La nostra prossima meta è la laguna colorada, nome che induce a fantasticare, mentre affrontiamo le ampie e polverose distese dell’altopiano.
Laguna Colorada appare come un miraggio,. Deve il suo nome ad un microrganismo che per effetto del sale intensifica la sua colorazione rossa producendo effetti di sorprendente bellezza.
E’ situata in una valle a 4300 mt. Di altezza tra montagne innevate e dove spira un vento gelido. Qui il vento soffia talmente impetuoso da impedirci di scendere dall’auto per ammirare il paesaggio.
Il giorno dopo all’alba siamo già in piedi. Siamo pronti per una nuova avventura.
Ci attende infatti un percorso particolarmente impegnativo.
Dovremo infatti raggiungere quasi 6000 mt di quota per proseguire il cammino verso sud, verso il Cile.
Si devono percorrere altri
Occorre muoversi con cautela nei dintorni delle fumarole e tra le variopinte concrezioni create dall’attività geotermica.
Superata la laguna di Chalviri, arriviamo in una vasta pianura disseminata di pietre. Qui Salvador dalì prese ispirazione per dipingere il quadro paesaggio lunare.
Ci troviamo ormai in prossimità della frontiera col Cile, in una pianura battuta da un vento pauroso quando finalmente avvistiamo Laguna verde.
Ai piedi del vulcano Licancabur, Laguna verde, liquido smeraldo, ondeggia come un piccolo mare in tempesta.
CILE
Il salar di Atacama coi suoi 3000 km2 di estensione è considerato il più vasto deposito salino del cile.
E’ popolato da fenicotteri, animali dotati di un sofisticato sistema, attraverso il quale filtrano il cibo necessario dalle acque salmastre e alcaline di questi luoghi.
Risucchiano l’acqua con forza e la espellano dal becco dopo aver trattenuto le alghe.
Visitiamo la bianca chiesa di s.pedro, arricchita dal legno di cardon, i grandi cactus che crescono nella regione.
Le principali culture preispaniche vissute in questi luoghi hanno lasciato preziose testimonianze del loro passaggio.
Ci rechiamo nella valle della luna, dove lo spettacolo del tramonto, amplificato dalle bizzarre forme erosive, ci ripaga della fatica di una arrampicata fuori programma fra le creste rocciose.
Nell’area geotermica dei geiser del tatio a 4300 mt. Pennacchi di denso vapore biancastro scalano il cielo, gialle concrezioni sulfuree ricamano il suolo, impreziosito da merletti calcarei.
Il nostro viaggio termina a Santiago. Dal cerro san cristobal, sotto la bianca statua della vergine, diamo un ultimo saluto alla città.