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Viaggiatore per sempre

giovedì 25 ottobre 2012 alle 08:51

Montagne di Romania

 

Andare verso est, oltre i confini della vecchia Europa è un’esperienza che mi riporta ancor oggi in ambienti e situazioni simili a quelle dell’Italia anni 60: gli anni della mia infanzia.

Dal ‘98 vado frequentemente in Romania per lavoro, per turismo e per trovare alcuni amici e collaboratori che risiedono stabilmente in questo paese neolatino di cultura cristiana ortodossa.

Il viaggio in auto è lungo e ogni volta cerco di disegnare nuovi percorsi per scoprire sempre nuovi paesaggi e nuove occasioni.

La Romania in particolare è molto adatta a questa organizzazione di viaggio perché non possiede che pochi tratti di autostrada fatta eccezione per il collegamento fra Pitesti con la capitale Bucharest e fra Bucharest ed il porto di Costanza.

E così, pur di evitare il traffico caotico e pericoloso delle strade di grande percorrenza che la attraversano collegando la Turchia alla Ungheria e la Moldavia e l’ Ucraina alla Bulgaria, scelgo volentieri i percorsi di montagna che si snodano per centinaia di km spesso paralleli alle direttrici principali.

Ogni viaggio è una piccola nuova avventura che cerco di ricordare e fissare nella memoria scrivendo qualche appunto e facendo fotografie.

Oggi voglio cercare di ricordare un viaggio fatto sei anni fa nel mese di agosto nella parte centrale degli alti Carpazi in Transilvania.

Essendo arrivato a Deva provenendo da Arad, il traffico dei Tir era assolutamente imponente e mi obbligava a muovermi lentamente in colonna con lunghe soste a causa di lavori in corso lungo tutta la strada.

Sulla mia destra si iniziavano a vedere i contrafforti delle cime più alte dei Carpazi e così all’altezza di Simeria decido di dirigermi verso la città mineraria di Petrosani passando per Hateg e la regione di Hundeoara.

Sono nel cuore dell’antica Dacia e poco lontano dal mio percorso ci sono le rovine di teatri, edifici e terme romane.

E’ una strada poco percorsa piena di buche ma il traffico qui è molto ridotto, così riesco ad osservare il paesaggio e la vegetazione che cambiano durante il tragitto.

Giunto a Petrosani, nel centro della città, imbocco una strada secondaria che mi dovrebbe portare in alta montagna e poi collegarmi a Brezoi a trentadue km da Ramnicu Valcea.

Inizio a salire verso i siti minerari ormai dismessi fino ad imboccare una gola abbastanza stretta e piena di vegetazione.

Da qui in poi la strada, quasi sempre ghiaiata, si arrampicava lungo la parete della montagna con ampi tornanti che a volte solcavano i pascoli ed a volte si inoltravano nel bosco di abeti.

Dopo circa 1 ora raggiungo il passo a 1575 m. circondato da vette di oltre 2000 m.

Lascio la macchina e mi inoltro a piedi lungo un strada forestale che si dirige verso i crinali più alti.

Qui la solitudine non si sente ma comunque sono solo e mi accorgo di tanto in tanto della presenza di altri animali: si scorge chiaramente dall’analisi delle impronte la presenza del più grosso dei predatori, l’orso.

Dopo un’ora abbondante di cammino raggiungo un punto panoramico che mi consente di spaziare a 360° e mi accorgo che nel fondovalle vicino, a 7-8 km di distanza c’è una grande quantità di gente.

Decido di rientrare alla macchina e inizio a scendere verso l’accampamento che avevo avvistato e, dopo circa venti minuti, raggiungo uno di posti più surreali che avessi mai visto.

In un punto in cui la strada forestale che stavo percorrendo incrociava le strade di alta montagna che di dirigevano rispettivamente a Novaci e a Sebes, per una lunghezza di oltre 2 km si stendeva un accampamento in mezzo al bosco di conifere che sembrava non appartenere alla nostra epoca storica.

Ampie tende ricavate da vecchie coperte sostenute da puntali di abete, carri trainati da cavalli e da buoi, montagne di funghi porcini al fianco di ogni tenda, uomini vestiti con abiti antichi e poco o nulla attrezzati; i fuochi che mandavano colonne di fumo verso l’alto sopra gli alberi; vecchie grondaie che portavano l’acqua lungo tutto l’accampamento prelevandola dal torrente vicino; un odore antico e insolito che raggiungeva la strada ghiaiata nella quale stavo transitando lentamente.

Ho proseguito la mia strada e non mi sono fermato neanche un istante perché non volevo profanare quel posto che avevo avuto la fortuna di incontrare nella sua cruda seppure affascinante verità.

Dopo poco tempo raggiungo il lago di Vidra, uno dei posti più affascinanti dei Carpazi con i suoi 15 chilometri di sviluppo ed i suoi 1400 m i quota.

Lo costeggio per tutta la sua lunghezza e poi decido di abbandonare la forestale e di inoltrarmi lungo un antico percorso minerario che nasce alla base della grande diga.

Incontro un cervo ed un branco di cinghiali e per poco non mi pianto nei terreni argillosi della strada che spesso si porta a livello del torrente.

Per oltre due ore guido senza incontrare né automezzi né persone ed infine, dopo aver attraversato le miniere di terrasite giungo nuovamente sulla strada asfaltata a livello della stazione climatica di Voineasa.

Il paesaggio è sempre estremamente suggestivo, il fiume riforma spesso grandi laghi ed invasi nei quali si scorgono le peschiere.

Un gruppo di cavalli , nel mezzo della strada decide di rallentare nuovamente il mio viaggio e così, dopo circa 8 ore dal momento in cui ho deciso di cambiare strada, riesco ad arrivare nelle vicinanze del mondo più modernizzato, il mondo da cui spesso mi piace evadere.

P.S. La Romania nasconde fra le sue enormi montagne dei gioielli che ci regalano suggestioni ed avventure di altri tempi e di altri luoghi.

 

 

by paolomore il giovedì 25 ottobre 2012 alle 08:51 Commenti ( 4 )


giovedì 25 ottobre 2012 alle 08:01

IL VIAGGIO ED I VIAGGAITORI

Ogni viaggio ha il suo viaggaitore e non viceversa...

E'  più difficile che  un viaggio possa essere pienamente fruito da un viaggiatore piuttosto che un   viaggatore  non riesca ad adattarsi ad un viaggio...OVVERO... può essere difficile e anche faticoso utilizzare tutti gli spunti e i suggerimenti che il viaggio ci offre...

In un viaggio è essenziale lo scopo prima ancora che sia definita la meta...

Un viaggiatore, definito lo scopo del viaggio, saprà trovere per sè migliaia di mete diverse.

Quando finì la guerra di Troia la crisi dilagava in tutto il mediterraneo centro orientale.   Fu un periodo difficile per  la civiltà ellenica:  e molte invasioni furono tentate ed in parte riuscite dai cosiddetti  “Popoli del mare”.  La crisi innestata dalla guerra di Troia si protrasse per circa 150 anni sino alla metà dell’IX secolo A.C.  e tale periodo storico prese il nome di  età submicenea.

In questo contesto, difficile sia sul piano politico che economico, un grande condottiero di nome  Ulisse,  padre di famiglia e sovrano di un’isola pur piccola del Peloponneso, che avava partecipato alla guerra di Troia,  decise di concedersi   “un periodo di riflessione”  intraprendendo un Viaggio che durò quanto un’intera vita.

E questa decisione, apparentemente irrazionale, egoista ed insensata, colpisce l’immaginario collettivo e ispira la poetica e il  il comune sentire più ancora delle avventure descritte da Omero nell'Odissea.

Nelle parole dei poeti moderni  il Viaggio si confonde con la vita stessa...

L’essenza della vita viene ricercata all'interno di un viaggio in parte reale ed in parte simbolico, e in ciò che il viaggio stesso può donare… 

La  meta del viaggio non ha altro scopo che quello di mantenere salda la rotta...

Nell’educazione scout la strada ha un'importanza fondamentale sia sul piano pratico dell'esperienza che sul piano concettuale...

La strada, intesa come cammino capace di mettere in collegamento la vita di tutti i giorni e la meta alla quale si è diretti, non è solo il contesto nel quale avere esperienze, e neanche il banco di prova per valutare la propria capacità di  sopravvivere…

Alla fine del percorso educativo scaut la strada diventa "la partenza" per il viaggio che il giovane rover, appena adulto, intrapende da solo lasciando  la comunità di clan che lo ha ospitato ed aiutato sino a quel momento...

Da quel momento in poi, con le proprie gambe e con le proprie risorse, arricchito dal bagaglio delle proprie esperienze e delle proprie convinzioni, il giovane aduto inizia,  in autonomia, il proprio viaggio all’interno della vita.

L’approccio al viaggio e la sua preparazione sono sempre momenti intensi e magici.

Il viaggiatore pensa , immagina, sogna e vive e rivive il proprio viaggio decine di volte prima ancora di averlo intrapreso e la questa magia lo accompagna sino al viaggio successivo.

 

Forse la vita terrena è una somma di tanti viaggi separati fra loro da nuovi e complessi preparativi.

 

 

Una poesia di Kavafis, scritta nel 1911, descrive bene il sentimento, l’atteggiamento mentale, le sensazioni  e le soddisfazioni del viaggiatore moderno. Dalle sue parole si percepisce che il senso e il fascino del viaggio è comunque rimasto sostanzialmente immutato nel tempo

 

ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga e
ricca di avventure e di esperienze.
I Lestrigoni o i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere:
non ci sara' questo genere di incontri
se il tuo pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
Se non li porti dentro e se l'anima non te li mette contro
non incapperai in Ciclopi o Lestrigoni,
ne' nell'irato Nettuno.
Devi augurarti che la strada sia lunga,
che i mattini d'estate siano tanti
quando, entrando nei porti,
toccherai terra per la prima volta:
indugia negli empori fenici e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre,
tutta merce fina, e anche profumi penetranti
d'ogni sorta, acquista più profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta' egizie e impara
una quantita' di cose dalle persone più dotte.

Ma devi sempre avere in mente Itaca e  raggiungerla sia il tuo pensiero costante.


Pero' ricorda di non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
tu possa mettere piede sull'isola, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti che Itaca ti dia altre ricchezze.
Itaca ti ha donato questo meraviglioso viaggio:
senza di lei mai ti saresti mosso:
che cos'altro ti puoi aspettare?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti potra' deludere.
Sei divenuto saggio e, con tutta la tua esperienza addosso,
avrai già capito cio' che Itaca ha significata per te.

by paolomore il giovedì 25 ottobre 2012 alle 08:01 Commenti ( 1 )



  

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