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Discussione PANAMA il viaggio che ci ha cambiato la vita

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Autore discussione: PANAMA il viaggio che ci ha cambiato la vita
La Spiaza
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17/09/2008 22:13:32      replica quotando   Invia un messaggio privato a La Spiaza   Guarda il profilo di La Spiaza   
10 Marzo 2005
Partiamo da Bologna prendiamo il volo per Amsterdam, dove siamo “costretti” a fermarci una notte causa limitata disponibilità…per nulla dispiaciuti decidiamo di prendere un alberghetto in centro per poterci godere la città, mai visitata da nessuno dei 2. Bellissimi i musei, a partire dal Van Gogh, proprio di fronte al ns albergo. Il giorno dopo ci imbarchiamo sul volo per Miami, dove abbiamo la coincidenza…dopo le solite 2 ore di dogana riusciamo per un pelo a prendere il ns volo. Arriviamo a San Josè che è già mezzanotte, fortunatamente ostello e transfer in taxi già prenotati. L’ostello è perfetto: in pieno centro (di fronte al tribunale), internet e caffè gratis, telefonate internazionali a prezzi modici, uso cucina, pulito ma soprattutto una buena onda e sicurezza (Backpackers Hostel, www.costaricabackpackers.com). Proprio lì vicino c’è un bel ristorantino di cucina tipica, prezzi buoni e cucina ottima! Alcune pietanze vengono addirittura servite su taglieri di legno ricoperti da foglie di banano. La mattina dopo ce ne andiamo un po’ a zonzo per la città, a cercare un posada per la colazione, poi, finalmente con lo zaino in spalla, andiamo al Terminal Caribe per prendere il bus per Puerto Viejo. Proprio sul bus incontriamo una coppia di italiani che ci parla di Playa Cahuita, così decidiamo di fermarci anche noi lì, per poi proseguire, dopo qualche giorno, per Puerto Viejo. Arriviamo tardissimo a Cahuita, causa strade messe male, e ci fermiamo nel primo alberghetto che troviamo, stanchi morti ma “felici” di essere finalmente nel bel mezzo delle giungla caraibica. Il giorno dopo lo spettacolo è mozzafiato: a sinistra del paese c’è il parco nazionale: un promontorio dalle rive di sabbia bianchissima e dalla folta vegetazione, habitat di una miriade di animali, dai granchi azzurri ai bradipi. A destra c’è Playa Negra, una spiaggia infinita e semideserta dalla nera sabbia vulcanica. Intanto troviamo un piccolo ostello, un po’ fatiscente, ma molto caratteristico, tranquillo e a buon prezzo. Rimaniamo lì per 4 giorni, abbagliati dalle bellezze del luogo, abbandoniamo definitivamente anche l’uso delle infradito, e ci mettiamo a camminare scalzi come i locali, che sembrano subito apprezzare la cosa. Ormai è giunto il momento di “abbandonare” i nostri nuovi amici, di buona mattina prendiamo il bus per Puerto Viejo, dove alloggiamo in un eco-camping ancora più spartano dell’ostello, ma ricco di viaggiatori con storie interessanti da raccontare, primi di tutti i proprietari, alcuni ragazzi argentini che da giramondo si sono trasformati in “albergatori”. Anche questa cittadina è molto bella, ma già più sviluppata di Cahuita. I locali si dimostrano abbastanza cordiali, una volta capito che non siamo “gringos” dal portafogli rigonfio. Ne incontriamo parecchi e con tutti scambiamo qualche parola di fronte al tramonto e qualche birra. Dopo due notti passate attorno al fuoco, a nostro malgrado siamo “costretti” (dalla tabella di marcia) a ripartire, così saliamo sul minibus per la frontiera di Guabito-Changuinola. Inutile sottolineare che il viaggio in bus è stato stupendo, quasi un tour nei piccoli paesini sorti ai margini delle piantagioni di banane, anche se, ovviamente, pigiati tra persone e scatole piene di polli e pulcini pigolanti. Arrivati a Guabito, sotto una pioggia scrosciante, arrivamo, praticamente sguazzando nel fango, alla frontiera, che altro non è che un vecchio ponte ferroviario in disuso che unisce le 2 nazioni: ad un lato si è in Costa Rica, all’altro si è già a Panama. La frontiera più bella della mia vita! Arrivati a Changuinola, prendiamo il taxi che ci porta al porto, dove raggiungiamo Isla Colon, nell’arcipelago di Bocas del Toro, in acqua-taxi. L’isola non ci fa una buona impressione, gli anni di turismo “di massa” si fanno notare, in giro moltissimi turisti, soprattutto americani, più interessati a sbraitare, a bere e altro che alle bellezze naturali. Anche i locali si comportano di conseguenza: appena sbarcati ci assalgono, prima cercando di portarci al loro ostello “di fiducia”, poi cercando di venderci di tutto. Rimpiangiamo un po’ la gente di Cahuita e Puerto Viejo, che ci ha regalato tante belle chiacchierate e tanti argomenti su cui pensare. Decidiamo subito di spostarci in un’isola meno commerciale e troviamo il piccolo paradiso di Bastimento, dove alloggiamo 2 notti all’Hostal Bastimento, caldamente consigliato: oltre ad essere meraviglioso, è provvisto di internet, telefono, cucina e una vista mozzafiato sull’arcipelago e la baia. La pioggia però ci rovina un po’ i piani, quindi decidiamo di fare rotta verso il Pacifico, dove di piogge, in estate, non c’è neanche l’ombra. Ritorniamo in barca a Changuinola e proseguiamo in bus per David, capitale del Chiriqui. Arriviamo che è già buio, ma riusciamo a prendere al volo l’ultimo bus per San Felix, da dove, con il taxi raggiungiamo finalmente la Playa! Fortunatamente la marea è bassa, quindi il tassista ci può accompagnare fino a Las 3 Palmeras, 4 chilometri dopo la fine della strada. Il viaggio in jeep su quella spiaggia immensa e buia è “surreale ma bello”, così come le stelle che sembrano tuffarsi in mare. Arriviamo al camping e non appena scendiamo dalla macchina il ragazzo del bar corre ad abbracciare Massimo, il mio compagno, che era già stato lì 2 anni prima. Ci fanno una festa improvvisata, come se fossimo dei parenti che non vedono da anni. I giorni a Las 3 Palmeras scorrono lentamente, scanditi dalle maree, dai tramonti, dagli immancabili festini serali, dalla gente stupenda che conosciamo. I locali imparano a conoscerci, un po’ per le mie pastasciutte, un po’ per le partite a calcio di Massimo sulla playa, dopo una settimana ci sentiamo già parte della loro comunità…in paese tutti ci conoscono (anche chi non ci aveva mai visto prima) e ci salutano, si fermano per scambiare due chiacchere. Un giorno, mentre camminiamo per le viuzze del paese, ci fermiamo a guardare un bellissimo giardino di buganvillee multicolori con all’interno un “pavo real”, una sorta di pavone con la faccia da tacchino. Mentre siamo lì a guardare un po’ stupiti questo strano animale da giardino, esce la padrona di casa, una vecchina creola, che ci chiede da dove veniamo e se ci piace il posto. Noi le rispondiamo estasiati, dicendole che sia il posto che la gente che lo abita sono stupendi…Allora la vecchina ci dice: “siete buona gente, perché non trovate della terra e venite a vivere qui con noi?”. Rimaniamo a bocca aperta…la vecchina ride e rientra in casa…noi ci guardiamo in faccia un po’ sconvolti: la vecchina aveva detto quello che entrambi avevamo “paura” di dire all’altro. Da questo momento la nostra vacanza e anche la nostra vita cambiano…il giorno dopo, come già pianificato, partiamo alla volta di Panama per prendere il volo interno per San Blas, mitico arcipelago corallino al confine con la Colombia abitato esclusivamente dagli indios Kuna. Per 4 giorni ci godiamo il paradiso tropicale costituito da 365 atolli corallini, di cui solo una sessantina abitati. Le rigide leggi dei Kuna sono riuscite a tenere lontano villaggi turistici e resort, e tutte le attività della comunità, dal turismo alla pesca, sono degli indios stessi. Il vero caribe, come altrove era forse ai tempi di Gaugain! Dopo questi 4 giorni passati a fare snorkeling e mangiare pesce appena pescato nel paradiso dei Kuna, ritorniamo quasi con ansia a Panama City, per riprendere il bus che ci riporta nel nostro paradiso, Playa Las Lajas. Appena arrivati ci mettiamo subito al lavoro per trovare la “terra promessa” di cui parlava la vecchina…e nel giro di pochissimi giorni…la troviamo!!! Iniziamo le trattative con i proprietari, ripromettendoci di tornare nel giro di qualche mese per far diventare quel pezzo di terra il nostro futuro. Con molto dispiacere arriva l’ora di tornare verso San Josè dove, a giorni, ci aspetta il volo di rientro verso l’Italia. Da San Felix prendiamo il bus diretto per San Josè, dove pernottiamo nuovamente al Backpackers per poi prendere l’aereo la mattina dopo. Tornati a casa, la nostra testa non ha spazio per nient’altro che il nostro sogno, cominciamo a studiare tutto su Panama, dalla geografia, all’economia, contattiamo chiunque ci possa dare informazioni utili, dall’ICE (Istituto Commercio Estero del ministero degli esteri italiano) all’IPAT, l’istituto panamense del turismo…Custodiamo gelosamente il nostro “segreto”, soprattutto per scaramanzia ma anche un po’ per timore che famiglia e amici ci prendano x pazzi…dopo sei mesi di “sofferenza” finalmente arriva il momento di ripartire per la nostra nuova casa…il 10 Dicembre 2006 ci imbarchiamo su un volo per Panama City dove siamo costretti a rimanere per 10 giorni per sbrigare le pratiche burocratiche. In questo lasso di tempo impariamo ad amare anche la nostra nuova capitale, i suoi quartieri poveri come Casco Viejo e Calidonia, il cuore finanziario pieno di grattacieli futuristici che si specchiano sulla baia (Marbella), le sue zone residenziali (tra gli altri il quartiere ebraico e quello di Bella Vista) dalle ville coloniali, spesso ormai decadenti, che vantano parchi privati spettacolari: dei piccoli angoli di giungla nella metropoli… Arriviamo a “casa” poco prima di Natale e ci rimbocchiamo subito le mani: prima il taglio dell’erba e la pulizia del terreno, poi la costruzione del nostro primo ristorante, un chiosco provvisorio (in attesa della costruzione vera e propria) un po’ sbilenco ma fatto totalmente con le nostre mani. Una sensazione indescrivibile…!!! Purtroppo a Marzo 2007 siamo “dovuti” ritornare in Italia per organizzare il grande trasloco e un bel po’ di tempo ci manca per tornare, finalmente, nel nostro paradiso…ma Novembre non è neanche poi così lontano e sarà l’inizio della nuova vita!

Epilogo: Maggio 2008

Vivendo a Panama abbiamo la fortuna enorme di poter "scappare" in qualche angolo del paese qui vicino, che ancora non conosciamo, anche se solo abbiamo 24 ore di tempo (cavolo si lavora anche qui!!!) questa è stata la prima vera "vacanza totale" da 6 mesi a questa parte... laugh :D

01/05/2008
Partiamo da Las Lajas a mezzogiorno circa, la partenza era prevista nella mattinata ma un temporale improvviso ci ha costretto a posticiparla(ancora nn abbiamo un tetto a tenuta stagna). Finito il temporale, carichiamo i bagagli (ovvero una busta di plastica con le crocchette e il guinzaglio di Chucky) e partiamo alla volta di Caldera: siamo io (Elisa), Massimo, Beto (un ns amico che lavora alla playa ma è di Boquete e che gentilmente ci ospiterà a casa sua stanotte) e Chucky, il nostro labrador bianco di 5 mesi (se si dovesse definire la sua specie di appartenenza partendo da quanto tempo passa in acqua o sulla terra lo si potrebbe dire più un pesce che un cane...!).

Viaggiamo sull'interamericana direzione David per circa 60 km e prendiamo la deviazione per GUALACA (la strada che va a Bocas del Toroller poco prima del posto di blocco permanente alle porte della capitale Chiricana (ormai siamo pure un po' campanilisti come loro! ehhehe c'è una pacifica rivalità tra i chiricanos,che vorrebbero l'indipendenza, e i capitolini).
E' una "scorciatoia" che ci suggerisce Beto: strada nuovissima (pochi anni fa hanno costruito una diga sul Rio Caldera per l'energia idroelettrica e hanno rifatto la strada), traffico zero assoluto (in 30 km circa abbiamo incrociato 2 macchine e altrettanti cavalli e cavalieri), paesaggio pittoresco e rilassante (da pianura fertile a collinette a stade con pendenze vertiginose in così poco tempo! e i paesini, piccoli centri con casette non sempre modeste- i ganaderos dell'area se la passano molto bene).
Arranchiamo fino al paesino di Caldera...stupendo! Un paesino senza tante pretese, ma di una pulizia e ordine che sembra davvero la Svizzera...e i giardini, come sempre qui in zona, sono dei capolavori di colori (quasi sempre creati da Buganvilleas di ogni colore possibile, misti a piante raccolte nella selva, la giungla). Attraversando il paese, in direzione "pozo de agua caliente" (ben segnalati dai cartelli), passiamo davanti ad un bar e Beto ci dice che, chiedendo il permesso ai proprietari si possono ammirare le "piedras pintadas", ovvero degli antichi geroglifici indios. Purtroppo siamo in ritardo sulla tabella di marcia: stasera dobiamo essere tassativamente a casa di Beto a Boquete, è il compleanno di suo padre e non ci possiamo perdere la cena. Prendiamo la svolta per le terme, una strada sterrata costeggiata da pascoli immensi spersi tra le montagne sovrastanti. Beto ci dice che la strada è im migliori condizioni dell'ultima volta..strano...e noi che pensavamo di dimostrare che per una volta il ns caro vecchio Mitsubishi Pajero (portato con tanta fatica dall'Italia...) non è poi una "pippa" (pajero in spagnolo centro-sudamericano è una parolaccia, qui si chiama Montero...immaginatevi la gente che si sbellica dalle risate mentre passiamo x strada...pure l'agente della dogana s'è messo a ridere...ehhehhe).
Passata una curva...sorpresa...prima di tutto per la vallata stupenda che ci si para davanti, secondo per gli enormi macchinari che stanno spianando una parte della montagna(e disboscando, cosa molto strana qui, visto che la politica del governo è agevolare la riforestazione, non il contrario...) chiediamo informazioni ad un capocantiere (con tanto di elmetto regolamentare e tesserino di riconoscimento al collo)e ci dice che stanno installando un tubo... (mmmm....non carino non ci caschiamo, più tardi indagheremo...)
Passimano in mezzo al cantiere e scendiamo per una rampa ripidissima che ci porta ad un ponte apparentemente impercorribile...guradiamo Beto...lui sorride e dice "Dale!" (vai!)...il ponte è una distesa di tavole provate dagli anni e dagli eventi atmosferici che appoggiano su due lati su di un grosso cavo d'acciaio (SENZA essere in qualche modo ancorate). Il Pajero passa rapido sul ponte...come una macchinina impazzita che corre su una tastiera, schiacciando un tasto dopo l'altro al suo passaggio, causando un gran fracasso...
Tiriamo un sospiro di sollievo appena passato il ponte, ma li dietro la prima curva ci aspetta una salita corta ma con una pendenza esagerata, corredata da buchi enormi...il ns caro vecchio mezzo finalmente ha la sua chance di provare il suo valore e ci riesce egregiamente!
Dopo poche centinaia di metri un cartello ci avverte che di li in poi non sono ammessi veicoli a motore (infatti Chucky ci fa subito notare il forte passaggio di cavalli, rotolandosi con gusto su una bella montagnola di escrementi).
Cominciamo a scendere il sentiero fino ad arrivare ad una valle incantata, addormentata sotto alberi altissimi, il regno dei volatili che cantano le loro dolci canzoni della giungla. Proprio in questo momento idilliaco, mentre Massimo mi stava dicendo che questo posto gli ricorda molto il Chapas che ha conosciuto anni fa (e io non ha mai visto...grrrrr), la mia changleta (infradito) decide di tirare le cuoia, cosi mi tocca proseguire a piedi nudi (la cosa più bella del mondo, sentire la natura attorno a sé, toccarla sotto di te con la pianta dei tuoi piedi, come se, per una volta, non la stessi calpestando ma la stessi accarezzando dolcemente, senza barriere e senza paure).
Arriviamo finalmente alla casa del custode...una casupola umile ma stupenda in quel contesto...separata dal sentiero da un canale di acqua termale dove le oche e le anastre domestiche possono fare il bagno (poverine, che vitaccia!!).
Beto parla con il custode che ci chiede un USD a persona per entrare nel suo stupendo giardino incantato (Chucky gratis...è permesso ai cani entrare...stupefacente!)
Facciamo il giro delle 5 pozze (NATURALI!!! alcuni argini rialzati da un muretto a secco di roccie vulcaniche che si trovano sparse per tutta la proprietà, sabbia fine naturale al fondo, e anche foglie, ovviamente) partendo dalla + fresca (circa 30°C) alla più calda (circa 40°C).
Ci sono pochissime persone in cosi tanto spazio, così ci possiamo godere il caldo abbraccio de los pozos in piena privacy e relax (altro che terme moderne!!) e possiamo permettere a Chucky di sguazzare assieme a noi senza disturbare gli altri. Tutt'attorno a noi la selva, gli alberi e su un lato le fredde acque del Rio Caldera, in caso si ci volesse rinfrescare tra una pozza termale e l'altra.
Inizia a piovere, così abbiamo la stupenda possibilità di godere dell'acqua calda sentendo sulla testa le fredde goccie che scendono dal cielo...il paradiso???
E' ora di asciugarsi e dirigerci verso Boquete, non senza esserci ripromessi di tornare qui almeno una volta ogni tanto, non si può non tornare in un simile paradiso ad una sola ora di macchina da casa!

Arrivamo a casa di Beto: tutta la famiglia ci accoglie con grandi feste, specialmente il festeggiato che si dice molto felice di accoglierci in casa sua.
Siamo sopra a Boquete, arrampicati sulle falde della montagna: la mattina dopo ci attende il trekking fino al punto più alto della finca del papà, che chiamano "la piedra".
Passiamo una serata gioiosa assieme a tutta la famiglia in senso allargato, mangiando un delizioso arroz con frioles chiricanos con pollo e un altrettanto buono sancocho (una zuppa tipica) de gallina. Tutti prodotti nella finca ci dicono orgoliosamente.
Dormiamo nella stanza del fratellino di Beto, che viene spostato sul divano...proviamo a ribellarci, proponendo di dormire noi sul divano o trovare una sistemazione, ma la mamma rifiuta ridendo, facendoci notare che per loro è un piacere averci nella loro "humilde casa".
Dopo un bel po'di cervezas Panama, andiamo finalmente a letto, stanchi ma felici e pulitissimi (l'acqua calda della fonte è meglio del sapone, tanto che Chucky sembrava appena uscito da un ciclio di lavatrice). Chucky viene sistemato su una vecchia coperta ai piedi del nostro letto. Anche il nostro cucciolone viene trattato da principe!

02/05/2008

Ci svegliamo alle 7, ma Beto dorme della grossa e non si alzerà prima delle 10, quindi ci sediamo con la mamma sul portico a fare colazione a base di caffè nero di Boquete (una delle migliori varietà del mondo, che cresce ad alta quota), salchichas e pan tostato. Davanti a noi la vallata dove sorge Boquete, alle spalle un picco scosceso dalla natura rigogliosa che sparisce sulla punta di roccia viva...la senora Mireya ci indica la sommitaà e ci dice ridenso "Esta es la piedra...es como una ora de camino para subir..." Cavolo!!! + che del trekking si rivelerà una scalata tra alberi enormi e innumerevoli piante di caffè, il sentiero una strettissima mulattiera usata dagli Ngobe Buglé nella stagione della raccolta...purtroppo proseguiamo solo per 2/3 del cammino perchè le nuvole cominciano ad abbassare, sfiorando gli alberi e il cielo, sempre più scuro, minaccia un buen aguazero alla boquetena! non sarebbe bello trovarsi in un ruscello di fango che scende a pendenza fole verso valle...
Peccato ci andiamo a consolare con una delle tante prelibatezze della senora Mireya! Anche il piccolo Chucky viene rimpinzato di croccantini e di coccole.

Ormai è passato da un pezzo il mezzogiorno, vogliamo tornare verso Las Lajas in tempo per fare una scappata al ""puerto de pesca artesanal" di Remedios per comprare pesce, crostacei e gamberoni appena tolti dalle reti.
Anche questo è un angolo indescrivibile della nostra nuova nazione: un paese che si estende sulle ultime colline fino al mare: una fitta rete di canali nella fitta foresta di mangrovie giganti...le barche si arenano in bassa marea, quindi gli orari in cui si può trovare pesce fresco dipendono sempre e solo dalle altissime maree pacifiche. E' una bellezza...non ci sono orari se non quelli imposti con generosa dolcezza da madre natura. E poi sembra proprio un porto di pirati, con tanto di barchette tipo quella di Braccio di Ferro e enormi avvoltoi appollaiati sui rami più alti dei mangles (gli alberi di mangrorvia). La fabbrica del ghiaccio spara una cascata di cubetti direttamente dall'edifico alla stiva delle barchette ancorate li sotto...e quando non fa centro alla prima il povero marinaio che è li a cercare di indirizzare il tubo da cui cade il ghiaccio, si fa una bella doccia fredda, anzi gelata!
E' il primo paese costruito nella zona dell'Oriente Chiricano e i suoi abitanti ne vanno particolarmente orgogliosi, facendosi vanto della marineria che hanno nel sangue così come delle lotte dei loro antenati contro i pirati...
Facciamo scorta di langostinos (buonissimi ed enormi gamberoni), pargo rojo, corvina e chi più ne ha più ne metta e ci dirigiamo felici e rilassati a casa (beh dai è una tenda ma è GRANDE! ehhehe)...stasera pesce a volontà...
Ormai è notte e nella via che scende alla spiaggia, che è costeggiata da pascoli immensi su ambo i lati, possiamo ammirare milioni, no anzi trilioni di lucciole illuminare il paesaggio quasi quanto la luna piena (incredibile!!). Anche Chucky è impressionato anche lui da questo fiume di luce tutt'attorno a noi...non sa se spaventarsi o lanciarsi alla caccia di qualcuna di queste farfalle di fuoco...decide di limitarsi a mettere la testa fuori dal finestrino per osservarle più da vicino.

La vacanza perfetta anche se brevissima! Affrettatevi a godere di Caldera adesso, perche i lavori in corso sono quelli di una idroelettrica che utilizzerà le acque del Rio Caldera per far funzionare le sue turbine pulite...abbassando però il livello del fiume e, chissà, forse lasciando solo un rigagnolo d'acqua che scende verso valle dove c'è un'altra diga nel periodo più secco...verrebbe da dire che è un peccato, però è anche vero che Panama è un paese pulito perchè la maggioranza della sua elettricità viene fornita dalle turbine delle centrali idroeletriche...




Autore Risposta : RE:PANAMA il viaggio che ci ha cambiato la vita
toscanafoto
Eviaggiatore

14/10/2008 12:12:01              
complimenti bel diario
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