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sabato 29 novembre 2008
alle 18:49
Bash 4.5 2009 scritto da Roberto Da costa foto A. Getuli e A.Ragazzi
Eccomi nuovamente on line per un il nuovo test. Questa volta ho testato la nuova Bash 2009, vela wave on shore della challengersails. La misura da me testata è la 4.5, misura che solitamente non fa parte del mio set di vele, ma che come vedremo più avanti si è rivelata una validissima alternativa alla mia K.onda 4.7 …tanto da farmi pensare di cambiare le misure di tutto il set.
Le vele della collezione C:09, prodotte dalla veleria di Senigallia, sono state ridisegnate totalmente da Cesare Cantagalli, il quale le ha rese esteticamente ancora più belle; inoltre, durante tutto l’inverno, le vele sono state provate a fondo dai ragazzi del team nei vari spot italiani ed internazionali. A seguito di ciò sono state apportate delle importanti variazioni a livello strutturale e funzionale su tutti i modelli presenti in catalogo.
Le modifiche più evidenti di quest’anno sono le seguenti: le prime due stecche partendo dalla base della vela rispetto al modello 08, sono più morbide, e di conseguenza ora la vela è meno rigida e meno fisica con vento leggero. E’ stato aumentato il twist della vela, per far si che in condizioni di forte in velatura, le già ottime doti di controllo venissero ulteriormente ottimizzate. Armando la vele ci si rende conto che, applicando una modesta tensione di carica basso, la balumina apre molto di più rispetto al mod 08.
L’aumento del twist della balumina non deve trarre in inganno, il velaio ha lasciato nella parte bassa della vela un minimo di grasso per favorire lo spunto in planata, caratteristica tipica delle vele on shore. Nuovo anche il mono film, che nella collezione 09 non’è più colorato su tutta la vela, la porzione di x-ply colorato è stata ridotta e mantenuta solo nella zona esterna e bassa , donando un piacevole effetto grafico. Nella zona della finestra è stato utilizzato un tipo di x-ply con tramatura più larga e trasparente, questo per favorire la visibilità in manovra .
Anche l’anti break “sempre in termoform” ha subito qualche miglioria, finalmente è stato modificato il sistema di chiusura. Con il modello 09 è scongiurato il rischio di navigare con il paracolpi aperto, che oltre a creare intralcio in virata è brutto esteticamente.
Per testare questa vela ho dovuto macinare qualche km, ma alla fine credo di essere sicuro di questo test al 99%. Lo spot wave prescelto è stato Termoli che, si sa, quando la tramontana soffia bella decisa, regala ottime condizioni side off….ma qui viene il bello!!
Arrivato sullo spot mi sono reso conto che le condizioni non erano proprio side off, il vento era bello deciso, ma la direzione era on shore, e quindi la scelta è caduta proprio sulla Bash 4.5 vela on shore!! La k.onda 5.0-09 che avevo portato come seconda vela da testare, era troppo grande, quindi grazie al vento da mare ho potuto testare ben benino questa 4.5 da wave,.
Per il test ho utilizzato lo short 370 100% Carbon, albero consigliato dalla veleria ed utilizzato anche dal velaio per progettare le nuove Bash, il cui utilizzo garantisce le massime prestazioni della vela. Armare la Bash 09 è un gioco da ragazzi. L’albero scivola nella tasca d’albero senza fare troppo attrito; ciò è possibile grazie alla fettuccia in dacron posizionata internamente alla tasca. Questo piccolo accorgimento preserva la tasca d’albero da strappi causati dal continuo inserimento del l’albero stesso, che spesso con il tempo lacera le cuciture, causando strappi improvvisi proprio alla tasca d’albero.
Una volta finito di armare la vela mi precipito in acqua. La prima sensazione che ho avuto è stata di avere fra le mani una vela bella potente, la mia sensazione è stata confermata dal fatto che i miei amici più magrolini usano vele comprese fra 4.7e le 5.0. Continuo a surfare incurante delle raffiche che fuori dal porto sono ben oltre i 30 nodi. Viro e cerco di surfare qualche onda, convinto che tutta quella potenza non sia proprio il massimo in surfata, ma dopo un paio di bottom turn mi devo ricredere, la vela, nonostante sia potente, mantiene una grande stabilità sia in andatura che in surfata.
Il vento da mare mi ha permesso anche grazie al volume della mia tavola wave “un Ab plus 90 litri Tidal “ di apprezzare tutte le caratteristiche di questa vela on shore. Surfare in back side con la Bash è un gioco da ragazzi, le riserva di potenza che la vela ha è di grande aiuto. In queste condizioni, dove spesso l’onda, se grande, attenua l’intensità del vento stesso, rendendo il surf in back side un po’ difficoltoso. Con questa vela on shore ci si spinge sino al lip dell’onda, chiudendo con facilità anche degli aerial back side degni di nota.
Nei salti la Bash è sempre ben bilanciata ed una volta impostata la manovra si lascia condurre per tutta la rotazione in maniera naturale e senza troppi sforzi. Anche usandola come vela da acqua piatta e vento forte non delude. Il taglio della base ed il boma corto le conferiscono un ottima manovrabilità,unita alla buona velocità che riesce a sprigionare, renderà felici i più smaliziati freeryde, mentre i freestyle più incalliti, la potranno usare senza limitazioni per le loro evoluzioni , anche quelle più radicali.
Consigli per un coretto trim della vela :
Come già in precedenza riportato, per far rendere al meglio la Bash 4.5 09 è opportuno utilizzare l’albero consigliato, lo short 370. Personalmente ho utilizzato il 100%, ma vi garantisco che, anche usando un 65% carbon, sempre short, le prestazioni sono più che ottime. Su questa vela ho provato anche altri alberi di marche diverse. Ho riscontrato che la challenger ha fatto si che le proprie vele possano funzionare anche con alberi di marche diverse: a patto che abbiano la stessa curvatura.
Una volta finito di cazzare il carica basso, montate il boma e regolatelo provvisoriamente, ora cazzate completamente di carica basso fino a che le due stecche sulla penna non si allentano “utilizzate questa configurazione in giornate di vento medio” ora tocca al boma: regolate la bugna cazzandola in modo che la vela non arrivi a toccare il terminale del boma è bene lasciare un pochino di grasso alla vela solo cosi potrà sventare in modo coretto, ma senza esagerare con la tensione
Solo in questo modo le vela potrà twistare liberamente mantenendo sempre il centro velico nella sua posizione ottimale.
Commento by Viking.
Anche il sottoscritto ha avuto modo di provare la Bash 4.5 2009 lo stesso giorno e devo dire che rispetto alle Bash degli anni precedenti, quest'ultima mi ha dato delle sensazioni completamente nuove. Innanzitutto mi è sembrata molto stabile sia in andatura, ma soprattutto in surfata, ove la sensazione di maneggevolezza e fluidità sulle onde è stata quasi totale. Infatti anche se la 4.5 Bash 2009 conferma di essere una ottima vela per condizioni di vento e onda on shore,come del resto tutte quelle della serie, si è rivelata altrettanto valida in condizione off-shore, dove è importante avere una vela che "non strappi" e che mantenga il suo bilanciamento, evitando così di perdere velocità nei bottom turns.
Anche nei salti e nelle rotazioni la vela rimane piuttosto stabile e neutra, consentendo di chiudere le manovre, seppur non completamente, in assoluta sicurezza. L'abbinamento poi con alberi skinny full carbon, meglio ancora se consigliati dalla casa, è, a mio avviso scelta pressochè obbligata per garantire alla vela una eccellente accelerazione in planata, maneggevolezza e prestazioni in linea, anche in acqua piatta.
I materiali, infine, sono, a differenza di quelli degli anni precedenti, decisamente migliorati sia sotto il profilo della qualità e della robustezza, in particolare le cuciture e il mono film, collocando questo tipo di vela tra le migliori del mercato. Unica pecca, la scelta dei colori, il cui abbinamento non mi ha particolarmente entusiasmato, e che poteva essere sicuramente migliorato.
La stagione 2008 per il sottoscritto ha segnato un bel cambio di marcia. Con il cambio di tavole e l’arrivo delle vele 2009, le cose si sono fatte molto interessanti. L’unica cosa che mancava era il boma. Grazie alla disponibilità dei miei amici Claudio Badiali e Andrea Bargi , rispettivamente velaio della challengersails ed importatore della “AB plus”, sono riuscito a contattare Francesco di “AL 360”, azienda leader nella produzione di boma e pinne, tutto rigorosamente made in italy.
Pochi giorni di attesa, sempre troppi quando pensi di ricevere un prodotto super, sono stati necessari per avere i miei due boma carbon con progrip personalizzato. Una volta ricevuti, i boma si sono mostrati in tutto il loro splendore, si cari amici, questo è proprio l’aggettivo giusto per definire questo prodotto, che paragonato ad altri boma carbon in circolazione …
Capisco che qualcuno possa storcere il naso dietro questa mia affermazione, ma fino a che non si ha la possibilità di provare un boma “al 360” non ci si rende conto di che prodotto si tratta. Tanto per darvi un idea di quello che vi scrivo, vi invito a visitare il sito della “al360” all’indirizzo: www.al360.it/windsurf, potete verificare personalmente e, se volete, potete contattare Francesco il quale che non esiterà a darvi tutte le spiegazioni ed i chiarimenti che volete.
Dopo aver acquistato ed utilizzato personalmente alcuni boma carbon di differenti aziende, due dei quali con curva classica ed uno con curva ergonomica, mi sono dovuto ricredere sul loro reale valore. Per spiegarvi il boma carbon, al di là della scritta che campeggia sul grip, spesso non funziona e non dura come ci si aspetta da un prodotto che dovrebbe, almeno sulla carta, garantire prestazioni senza compromessi. E non sto parlando solo delle prestazioni dei tubi, ma di tutti gli accessori che lo compongono: terminale, strozza scotte, push pin e per ultimo il pro grip, tutte cose che se non sono state calibrate e studiate alla perfezione, renderanno il prodotto finito bello, ma poco resistente.
Potrei farvi un l’elenco dettagliato dei difetti, con tanto di modifiche che ho dovuto apportare per far si che i boma che ho utilizzato prima continuassero ha funzionare al meglio, ma preferisco non vanificare il lavoro delle aziende che comunque fanno del loro meglio per migliorare i loro prodotti.
AL 360 boma in dettaglio: Partiamo con i tubi del boma, che sono stati studiati e progettati in modo tale che il boma stesso possa essere il più rigido possibile e nello stesso tempo anche comodo in andatura. Per raggiungere questo obbiettivo, AL 360, ha messo a punto una speciale curvatura ergonomia, che, unita ad una sezione dei tubi ovalizzata, rende questo prodotto unico ed insuperabile.
Questo particolare disegno è stato studiato per far si che i tubi, all’altezza della maniglia, siano ancora più rigidi e favoriscano una presa migliore, specialmente a chi ha le mani piccole, ed a chi ne fa un uso frequente. In effetti, dopo averlo utilizzato per ben tre ore di fila, non ho avvertito il solito affaticamento muscolare agli avambracci, e nemmeno i fastidiosi dolori derivati dai calli delle mani. Il morbido pro grip facilita la presa e attenua, anche se di poco, le micro vibrazioni causate dai tubi in carbonio.
La maniglia è stata costruita con del materiale plastico molto esistente e flessibile, ed è il vero punto di forza di questo boma, solida e dall’aggancio rapido, una volta regolata e stretta, non si muove di un millimetro, nemmeno dopo ore di windsurf, distribuendo in maniera eccellente le forti pressioni che si vengono a creare sull’albero, evitando di conseguenza che l’albero stesso si spezzi in due dopo un salto, od una catapulta involontaria.
Anche il terminale non fa eccezione, rigorosamente in carbonio mono blocco è stato studiato appositamente per essere rigido, funzionale e sicuro. Anche questa parte del boma è stata curata in maniera maniacale, e prima di essere montata sui tubi, viene completamente smerigliata e lucidata e soltanto successivamente vengono applicati i numeri per la regolazione.
I fori dove alloggia il push pin per la chiusura del terminale, sono stati ricavati dallo stesso stampo del terminale,con una tecnica di laminazione del prepreg, a differenza di come avviene per la maggior parte dei boma delle altre marche, che solitamente effettuano i fori per i push pin solo dopo che il terminale esce dallo stampo, creando inevitabilmente una zona dove il carbonio non ha continuità. Di conseguenza se lo si utilizza molto, si rischia prima la delaminazione e poi l’inevitabile rottura del tubo.
Da non sottovalutare anche il fatto che chi fa molto freestyle, spesso deve nastrare il terminale del boma, proprio per il fatto che i tubi sono stati forati dopo, e quindi lasciano spesso nelle mani dei pezzetti di filamento di carbonio” dolorosissimo”. Con il boma AL 360 questo non può accadere, perché il terminale esce dallo stampo già forato.
Impressioni in acqua. Il boma viene venduto completo di sacca per proteggerlo dagli urti e dai raggi del sole, una rarità. Una volta entrati in acqua, si ha subito un feeling più diretto con tutta l’attrezzatura. Il corpo in andatura assume una posizione più eretta rispetto ai boma con una curvatura classica. Le braccia sono più dritte e si affaticano meno, tutto sembra più naturale. Anche la forza che solitamente si deve esercitare sulle mani per tenere il boma è dimezzata, questo grazie alla sezione da 28, ed ai tubi ovalizzati.
Nelle manovre freestyle la sensazione di avere il boma più vicino al corpo, favorisce i più bravi ed aiuta chi prova per le prime volte le manovre freestyle. Mentre si naviga, si sente che il boma è rigido e ben saldo all’albero, ogni variazione di vento viene trasforma in energia sulla vela. Questa sensazione si avverte specialmente con vento leggero e vele di media grandezza tipo 5.9/6.3, dove la rigidità del boma spesso si rivela un’arma vincente per planare in fretta e chiudere più velocemente le manovre.
In condizioni di vento forte, grazie alla totale assenza di torsione e flessione, il boma al 360 carbon trasforma ogni raffica in energia planante, garantendo il massimo del divertimento. Concludo questo mio test consigliando questo boma a chi cerca il massimo in fatto di prestazioni,confort,e prezzo!! Con la garanzia di aver acquistato un prodotto che dura nel tempo e dalle caratteristiche tecniche senza paragoni.
Roberto Da Costa
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La rivista sul Windsurf www.mulotv.com
Foto e Video di Windsurf www.wsaction.com
Premetto che fare un test non è mai cosa facile, come giustamente scritto dal mio caro amico Roby “Brazil” Da Costa, e si corre anche il rischio di dare informazioni sbagliate in quanto le valutazioni non possono che essere molto personali; è chiaro quindi che quanto scrivo è frutto della mia piccola esperienza di anziano (!!) regatante, direi poco più che amatoriale, e non pretendo di dare consigli a nessuno, né tantomeno di paragonare tavole dei vari “brands”, soprattutto nell’ambito della categoria delle tavole slalom, la quale di per se è già molto competitiva ed agguerrita.
Iniziamo col dire come le tavole T1 RS 67 e 84 mi sono state consegnate direttamente dall’importatore Thommen1 per l’Italia, il gentile e preparatissimo Andrea Bargi, e che tali tavole, come del resto tutta la nuova produzione Thommen, benché annunciate per il 2008 in realtà sono andate in produzione in ritardo a causa della proverbiale maniacalità per i particolari dello shaper/owner Peter Thommen (chi bazzica il windsurf da almeno 20 anni capisce di chi stò parlando…per gli altri basti dire che se l’accoppiata F2/Dunkerbeck ,insieme o separati, hanno vinto tanto nei passati 15 anni lo devono proprio a questo signore ora Maui resident); pertanto questa che vi presento è la produzione slalom per il 2009.
A TERRA
Grafica molto sobria e carbonio a vista per il logo T1 davanti ai pads posteriori e per le scritte Thommen sui rails…
Le tavole vengono vendute con relative sacche super imbottite e strarifinite, ottime pinne da slalom in G10 (Kai Hopf design), che non devono essere sostituite, e footstraps di prim’ordine; ciò, unito alla costruzione full carbon di cui sotto, determina chiaramente un prezzo di poco superiore agli slalom delle altre case, i quali però necessitano poi dell’acquisto separato di sacca (almeno 70/80 € se buona) e di pinna race seria (nella migliore delle ipotesi altri 250€ vedi Deboichet)…
CARATTERISTICHE
“No bullshit” direbbero gli americani… cioè niente technora o altre diavolerie e schifezze varie che si sentono in giro; le tavole sono 100% carbonio anzi CarboX…in più sono ricoperte di una pellicola chiamata “Revo Skin” che unitamente alle “T stringers”. ovvero stringhe di carbonio sapientemente posizionate nei punti giusti, irrigidiscono ulteriormente la struttura…..ovvero le tavole, grazie al tipo di costruzione composita figlia di un ingegnere guarda caso tricolore, oltre ad essere belle e leggere resistono alla maggior parte delle botte causate dal boma e/o dall’albero; una garanzia di durata in più oltre a quella annuale del costruttore.
Altra innovativa ed esclusiva caratteristica delle T1 riguarda la valvola di pressione interna della tavola…è automatica…cioè non bisogna svitare né avvitare nulla, c’è una membrana interna che fà tutto da sola… Vi assicuro che funziona visto che le tavole le ho portate ad agosto con me a Rodi in aereo e senza che succedesse nulla; per cui scordatevi incidenti e danni dovuti a valvole dimenticate aperte prima di entrate in acqua o, molto peggio, dimenticate chiuse in aereo.
Veniamo ora alla cosa più importante…LA CARENA:
questa e' a V verso prua per poi, gradualmente, a centro tavola, iniziare ad essere concava e diventare biconcava nella zona al di sotto delle straps; finisce poi di nuovo a V in prossimità dei famigerati scalini (onnipresenti sugli slalom) che rendono la poppa più manovriera in strambata lasciando nello stesso tempo maggiore appoggio alla tavola ed un migliore deflusso dell’acqua in andatura.
Tutto ciò permette velocità elevatissime e massimo confort in strambata quando bisogna cercare di aggredire la boa senza lasciare spazio all’interno.
Come preannunciato le tavole da me scelte per le regate slalom dell’anno in corso (se ne possono registrare solo 2 oltre a 4 vele) sono il modello RS 67 (111 litri, lunghezza 239 cm, larghezza 67,5 cm, pinna da 38 cm per vele dalla 6 alla 8 mq.) e il modello RS 84 (133 litri, lunghezza 239, larghezza 84,5 cm, pinna da 48 cm per vele dalla 8
alla 10 mq.)
IN ACQUA
Cosa dire……io sono entusiasta…….con l’RS 67 ho guadagnato puliti puliti almeno 2 nodi di velocità in più sul GPS rispetto alla tavola omologa che utilizzavo prima, e ciò solo dopo poche uscite di prova…..per cui……
Sgombriamo quindi subito il campo da dubbi; queste tavole non sono per un uso freeride (per questo, per gli interessati, ci sono i Cross X o Fast X sempre T1), bensì sono dei veri slalom di razza….basta sfilarli dalle bellissime sacche per capire di avere a che fare con dei veri purosangue…non per nulla sono stati sviluppati insieme al “Capo”, al secolo Bjoern Dunkerbeck…pesano poco e l’outline compatto, quasi morbido ed estremamente armonico tradisce una sensazione di facilità che inganna; basta mettere per la prima volta piede su una delle tavole per capire che il gioco è duro, molto duro, direi quasi serio se non fosse che il nostro è lo sport più bello e divertente del mondo.
La partenza, soprattutto del 67, è bruciante e, in caso di vento limite bastano due pompate e la tavola entra subito in planata quasi sorprendendo il surfer; io le ho provate con venti dai 14 ai 25 nodi a Rodi (Meltemi docet) con acqua piatta o con chop e le mie sensazioni sono sempre state le stesse: velocità altissime verso limiti che non credo di essere riuscito a raggiungere dato il mio livello.
Al traverso sono dei missili e si controllano benissimo con alti standard di confort, al lasco sono mostruose e mostrano tutta la loro tecnicità e fisicità……devo dire che spesso mi sono anche spaventato soprattutto sovrainvelato (me lo leverò mai stò vizio???....), con molto vento e chop paventando catapulte che invece non sono arrivate; le tavole, soprattutto il 67 chiaramente, sono incollate all’acqua e raramente, solo a causa di mie esitazioni in conduzione, si sono imbizzarrite avendo delle pinne notevolissime che funzionano in maniera fantastica (spin out dimenticati del tutto).
Per ciò che riguarda la bolina, andatura di certo non gradita dagli slalom, non ho mai avuto problemi e mi sono sembrate tavole ottime e più che adeguate al compito richiesto, mentre ho notato una buonissima predisposizione a passare eventuali buchi di vento e ciò, chiaramente, in misura maggiore nell’RS84.
In strambata necessitano di una conduzione precisa e pulita, e basta una corretta pressione sul punto giusto del bordo per ottenere il raggio di strambata desiderato uscendo dalla manovra alla medesima velocità d’entrata; lo stesso dicasi per la virata, certo inutile su tali tavole, ma che comunque è risultata facile e veloce…
In definitiva mi sono fatto l’idea di slalom purissimi, senza compromessi, eccezionalmente veloci ed entusiasmanti…..assolutamente da consigliare a tutti quei surfers a cui piace correre sull’acqua ma che nello stesso tempo amano utilizzare un prodotto estremamente tecnico ed all’avanguardia.
Direi pertanto che è stato fatto veramente un ottimo lavoro e non vedo l’ora di provare le tavole alle prossime regate.
A presto.
Cristiano “Cricco” Siringo - ITA512
P.S.: Se mi incontrate in giro non fatevi scrupoli e scroccatemi un paio di bordi….sarà mio piacere farvi provare le Thommen1.
ALTRE MISURE DISPONIBILI (oltre quelle testate):
RS 54 241,5 x 54,5 83 lt pinna 30 cm vele – di 6,5 mq
RS 59 241,5 x 58,5 93 lt pinna 32 cm vele – di 7,2 mq
RS 74 239 x 73,5 123 lt pinna 44 cm vele da 7 a 9,5 mq
Per info sui prodotti 2009 visitate il sito www.thommen1.com, oppure contattate l’importatore italiano Andrea Bargi al cell. 338.1457462.
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Molto di pi? su www.wsaction.com Vivo trevignano romano su lago di bracciano da 15 anni. Ci sono arrivato direttamente dall?arcipelago delle filippine per stare con mia madre. Fuori dalla finestra di casa mia sulla collina, molto spesso vedevo delle vele sfrecciare avanti ed indietro lasciando scie di schiuma bianca sulla superficie dell?acqua. Questa visione mi ha subito affascinato e da quel giorno ho deciso di impare il Windsurf! Molto di pi? su www.wsaction.com Bene la prima volta sono salito sulla tavola, lungo 4 metri e stretto 50 cm ., con una vela di forma triangolare, ? stato penoso! Ho provato per quattro ore a tirare su la vela e tentando di rimanere in equilibrio sulla tavola, senza avere successo. Dopo una settimana sono riuscito a malapena in grado di sostenere l?andatura al lasco ma per ritornare dovevo arenare in spiaggia a 200 metri pi? giu verso sottovento! Questo significa che dovevo tornare a piedi con l?attrezzatura che pesa un quintale dal punto di partenza! Ma chi me lo fa fare? Per? qualcosa mi dice che dovevo continuare? E cos? dopo un po di mesi ero in grado di planare! La mia prima planata era stata talmente emozionante che ho fatto un bordo lunghissimo., ma per ritornare al punto di partenza ho dovuto attraccare alla spiaggia pi? vicina, lasciare l?attrezzatura, attraversare la strada e fare l?autostop in costume da bagno, altrimenti me la devo fare a piede per 3 kilometri!! Molto di pi? su www.wsaction.com Dopo questa esperienza ho capito che non mi fermer? pi? nessuno!! Il windsurf mi ha dato molti soddisfazione, mi ha fatto conoscere tanti persone ed avere degli amici! Ho avuto modo di viaggiare molto e di vedere tanti posti, spiagge, mari, laghi e fiumi. Il windsurf regala emozioni forti., sensazioni uniche come avere in mano la potenza del vento e volare sopra l?acqua! Vorrei che tante persone provassero queste cose. Molto di pi? su www.wsaction.com Imparare il windsurf nel minor tempo possibile per divertire al massimo ora ? possibile con le nuove attrezzature e nuove tecniche di insegnamento! Con 5 ore di lezione potrai imparare a partire, sostenere le varie andature, virare, strambare e ritornare dal punto di partenza! Con altre 5 ore di corso potrai imparare la partenza dalla spiaggia, usare il trapezio e magari con un po? di spinta di eolo anche PLANARE!!!
Qualche cenno storico sulla vela ? d?obbligo prima di proporvi il test 2008
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l?anno 2005, e stato per la veleria di Senigallia l?anno del mono film X ply specchiato, ma questo ? solo l?inizio di una lunga serie di cambiamenti che vedranno, col tempo cambiare e migliorare la wave di punta della Challengersails. Dopo anni di mono film trasparente, arricchito da ferzi pi? o meno colorati, alla challenger era giunta l?ora di dare un cambio netto alla produzione. La continua ricerca e lo sviluppo dei materiali, ha spinto Claudio Badiali, sail designer challenger ,a sperimentare un nuovo tipo di mono film x ply, per dare al prodotto finito un look e una resistenza superiore. L? idea era buona e la vela aveva un look veramente azzeccato, fu li che nacque la mia collaborazione con la challenger, che continua ancora oggi con ottimi risultati. Foto 01
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L?anno dopo in vacanza ebbi la possibilit? di provare i prototipi della linea 2006 , che Cesare Cantagalli stava testando, pochi bordi, e capii che la vela era stata cambiata radicalmente, tornato a riva chiesi a Cesare Cantagalli se la vela era stata tagliata male, visto che le stecche non toccavano pi? sull?albero ma si fermavano poco prima, Cesare mi guard? e mi disse:?stiamo studiando un nuovo sistema di stecche per i modelli wave e Freeryde, questo sistema migliora la rotazione delle stecche e rende la vela pi? stabile e meno faticosa sulle braccia?? era nato il sistema FBS. Foto 2
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Nel 2007 le vele venivano riviste e migliorate nei materiali, l?X ply trasparente lasciava il posto ad un nuovo e pi? morbido, X ply bianco con filamenti argentati, le stecche venivano rese pi? morbide in punta, per favorire ancora di pi? la gia eccellente rotazione delle stecche, e dare alla vela un po? pi? di tiro specialmente con vento al limite. La grande C che nei modelli 2006 era stata integrata nella struttura della vela stessa, veniva spostata e posizionata in modo esteticamente pi? gradevole. Foto3
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Giunti al 2008, la veleria challenger ha nuovamente rivisto e corretto la sua vela di punta per la disciplina wave, il progetto della k onda rimane sempre lo stesso,una vela solida, super bilanciata e da prezzo competitivo. Dal punto di vista grafico la K onda 2008 a subito grossi cambiamenti, tutti mirati a migliorare l?aspetto estetico,e non solo.
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In dettaglio. Con il nuovo anno la challengersails , ha anche cambiato la sede di produzione delle sue vele, che rimane come per la precedente in Cina, dove si producono la maggioranza delle vele che finiscono nelle nostre mani. Il modello 08 porta in eredit? molte delle caratteristiche che hanno fatto la fortuna dei modelli precedenti. Ma come per le stagioni precedenti Claudio badiali velaio della Challengersails, ha fatto i doverosi cambiamenti alla nuova K onda, migliorando la tasca d?albero, sia nella curva che nel materiale, che ora e pi? robusto e resistente alle abrasioni causate anche dall?asfalto, rivisto anche il giro d?albero, con il modello 08 ? possibile raggiungere il giusto trim della vela con meno fatica e con pi? precisione; di conseguenza sono state ritoccate anche le stecche, ora meno flessibili in punta,nuovi i tendi stecca e nuovi rinforzi in base ,bugna e top, nuova anche la regolazione del top stesso che nei modelli delle serie precedenti non permetteva un trim ottimale.
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Il nuovo ,mono film X ply, e ora disponibile in due varianti di colore, rosso e blu. Anche le parti soggette a sfregamento sono state rinforzate, e nei punti di maggior contatto tipo il grip della tavola sono stati inseriti dei profili gommati cuciti direttamente sulla vela,cambiata anche la parte in gomma della base, ora pi? spessa e morbida. Rimangono anche per questa stagione,il comodo paracolpi di base costruito in thermoform, dove al suo interno trova posto una comoda tasca per riporre pezzi di scotta e chiave per tendere le stecche. Prova in acqua. Come detto precedentemente uso questa vela sia in condizioni wave con vento side che on shore, e anche in tutte le mie uscita freestyle,armata con l?albero consigliato il modello 400 Needle plus 100% carbon la vela e facile da trimare, la vela se correttamente armata non presenta nessuna piega, come regola base, e bene sapere che per tutta la serie partendo dal 2006, fino all?attuale mod 08, le K onda vanno cazzate di carica basso fino a che la seconda stecca partendo dalla penna non si allenti.
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Poi si pu? passare alla tensione della bugna, che di norma non deve mai essere troppo positiva, baster? tenderla fino a che premendo sulla parte dove si trova il rinforzo?quello dove si trovano i due occhielli? non tocchi il boma dalla parte opposta. All? aumentare del vento dovrete tendere la vela ripartendo dal carica basso e poi rifare il tutto come descritto sopra, lievi tensioni di bugna sono tollerate ma bastano pochi centimetri di troppo per rendere la vela moto nervosa. Provata in vari spot la k onda 08,da il massimo il condizioni di vento side , non importa quanto sia grande l?onda e forte il vento, la dinamica del twist lavora talmente bene, che potete dimenticarvi della vela ,e concentrarvi solo sul bottom , sulle onde la grande e comoda finestra in mono film x ply trasparente permette sempre di tenere sotto controllo l?onda, senza inutili spostamenti del corpo. L?equilibrio generale della K onda permette di tirare bottom, veloci e controllati, nei salti il moderato tiro della vela, permette con poca fatica di saltare alto e di controllare al meglio tutta la fase aerea senza troppi sbilanciamenti e correzioni, usata come vela freestyle permette grazie al taglio della base e al boma corto di fare tutte le manovre in maniera veloce e fluida.
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La K onda 2008 In condizioni On shore si disimpegna bene e rimane nella media delle vele side di qualit?, permettendo sempre ottime surfate. In alternativa per i surfer che prediligono il tiro sulla vela wave, la veleria Challenger ha in catalogo la Bash, vela puramente On Shore voluta da Cesare Cantagalli, e indirizzata ad un pubblico che preferisce una vela pi? potente.
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IMPRESSIONI E COMMENTI SULLA VELA.
VIKINGO: nel 2001 ho gi? avuto una vela Challenger e proprio della metratura presa in esame dal mio amico Da Costa e debbo dire che mi ha regalato parecchie soddisfazioni, l?unica pecca forse era la scarsa qualit? dei materiali non molto resistenti. Da qualche mese ho acquistato una Vela CHALLENGER K ONDA 5.3 2008, e ci? che mi ha subito colpito ? stata la qualit? e robustezza dei materiali, notevolmente migliorati rispetto agli anni passati. In acqua la sensazione ? che la vela si comporta molto bene sia in condizioni di vento side-off shore che di vento side-on shore, essendo potente, ma non troppo, e bilanciata allo stesso tempo. Nell?onda la vela mi ? risultata leggera, decisamente fluida e veloce, e permette anche al surfer non troppo esperto di piazzare bottom radicali e cut back rapidi. Il bilanciamento poi, ? tale che pur cazzando sufficientemente la vela, la si riesce a gestire anche in condizioni di soprainvelatura e di vento rafficato. Ovviamente le performance migliori, la stessa le fornisce in condizioni puramente wave, un utilizzo diverso non ne giustificherebbe l?acquisto . Insomma posso dire che la Challenger con la K Onda 5.3 2008, anche per buon il rapporto qualit? prezzo,si colloca ora tra i maggiori produttori di vele da Windsurf .
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